Ortofrutta italiana, auf wiedersehen Germania

Importazioni tedesche, la Spagna galoppa e il Bel Paese arranca

Ortofrutta italiana, auf wiedersehen Germania
Sul mercato tedesco si è costruita la fortuna di tanti gruppi ortofrutticoli. La Germania è il maggior consumatore di frutta e ortaggi europei, oltre ad essere il secondo Paese importatore a livello mondiale dopo gli Stati Uniti. Una piazza strategica che rappresenta il principale mercato per Italia e Spagna, i due Paesi leader per le esportazioni ortofrutticole europee. Ma se l’export spagnolo galoppa, quello italiano arranca: una perdita di quote che dovrebbe far riflettere gli operatori del Bel Paese.
Per capire quali sono le principali tendenze di consumo della Germania abbiamo analizzato l’evoluzione delle importazioni di frutta e verdura tedesche dal 2007 al 2020, tendenze che sono molto simili a quelle del resto d’Europa. Allo stesso modo capiremo qual è stata l’evoluzione dell’origine delle importazioni tedesche, in relazione anche ai cambiamenti della produzione interna.
 
Il caso della Germania è paradigmatico perché la sua produzione di frutta e ortaggi si è mantenuta stabile durante questo periodo, solo la produzione di mele è leggermente salita. La sua popolazione nello stesso periodo è cresciuta solo dell’1,2%: è quindi facile estrapolare la crescita o il declino dei diversi prodotti o Paesi fornitori.
Per realizzare l’analisi, abbiamo eliminato le referenze riesportate da quelli importate, la maggior parte delle quali non sono prodotti dalla Germania, come banane, agrumi e frutta esotica
 

Consumo di frutta importata in tonnellate
Fonte: Elaborazione da Qlickfresh di Freshfel
 
Se consideriamo l’incremento della popolazione di cui parlavamo, possiamo capire che il consumo di frutta è aumentato più del 13% ma ci sono grandi differenze tra i prodotti.
In calo sensibile i kiwi, le pomacee e le drupacee. La diminuzione dei kiwi può derivare dall’incremento del consumo a livello mondiale di questo frutto, che ha comportato un forte incremento del prezzo dei kiwi Zespri che erano dominanti in Germania. Questo aumento di prezzo può aver spinto i consumatori a preferire altri prodotti. Le pomacee, come pere e mele, possiamo considerarle stabili dal momento in cui è cresciuta la produzione tedesca. Mentre appare chiara la tendenza in diminuzione delle drupacee.
La crescita degli agrumi è chiaramente influenzata dai trend della pandemia: se non ci fosse stato il Covid-19 probabilmente avremmo avuto un calo dello 0,5% che, parallelamente all’aumento della popolazione, indicherebbe una contrazione di quasi il 2%.
A seguire tre prodotti che crescono intorno all’8-9% netto: ovvero banane, uva e meloni. Le banane, un prodotto molto apprezzato nel mercato tedesco, entrano nel gruppo grazie al loro prezzo molto contenuto: non è facile capire come possano essere vendute intorno a 1 euro al chilogrammo.
L’uva deve questa posizione alle sue varietà senza semi, che hanno dato dinamicità alla richiesta, mentre i meloni si inseriscono grazie alla loro continuità, che permette di avere prodotti dall’emisfero sud anche durante il periodo invernale.
La frutta esotica, con volumi molto alti continua a crescere del 53%: il motore che spinge lo sviluppo di questa categoria è rappresentato dall’avocado.
Continuano il momento felice dei berry, grazie alla presenza dei nuovi lamponi e soprattutto dei mirtilli, che si sono aggiunti alle classiche fragole. Per questa categoria si è inoltre assistito a un incremento dei mesi di disponibilità. Seguono le angurie, un prodotto classico che fino a qualche anno fa era tipicamente estivo con consumi concentrati nella zona mediterranea. Ultimamente ha invece subito un buon processo di innovazione grazie alle angurie senza semi, quelle di colore giallo e alle nuove varietà mini che rispondono perfettamente alle esigenze di famiglie sempre più piccole.
Infine ci sono i cachi che, grazie alla varietà spagnola Persimon Bouquet, sono diventati sempre più popolari per la loro consistenza soda e un sapore molto più intenso rispetto ai cachi tradizionali, molto dolci e commestibili solo quando perfettamente maturi.
L’analisi riflette i prodotti più apprezzati dai consumatori come banane, agrumi, kiwi, pomacee e drupacee, seguiti da uva e meloni, che potranno mantenere o elevare i loro consumi solo con l’innovazione varietale e le attività promozionali.
Sulla cresta dell’onda al momento ci sono i frutti esotici, le bacche, le angurie e prodotti innovativi come il cachi Persimon.
 

Consumi di ortaggi importati in tonnellate
Fonte: Elaborazione dai dati da Qlickfresh di Freshfel
 
La categoria degli ortaggi ha conosciuto una crescita del 9,58% considerato anche l’aumento della popolazione. In negativo solo quattro prodotti (lattughe e cavoli, carote e barbabietole, aglio e cipolla, asparagi) che sono quelli più sviluppati sul mercato e per cui la produzione interna è leggermente aumentata.
Ma è sugli asparagi che la produzione tedesca è cresciuta considerevolmente, passando da 65 mila a 93 mila tonnellate prodotte. Un’evoluzione dovuta probabilmente al cambiamento climatico e alle nuove tecniche di coperture termiche per le coltivazioni. Conseguentemente, le importazioni di asparagi si sono abbassate di un 28,34% negli anni analizzati.
I pomodori sono stabili a livello di volumi e la loro crescita è stata pari a quella della popolazione. C’è sicuramente stata tanta innovazione e ora è presente tantissima offerta, tra le principali quelle dei cherry.
Ma è evidente che sono le varietà che vengono coltivate in serra in tutti i paesi di origine (peperoni, zucchine, cetrioli e melanzane) a comporre la categoria che negli ultimi anni ha subito una notevole crescita. All'interno di questa famiglia, melanzane e zucchine hanno raddoppiato le cifre, i peperoni sono cresciuti di circa il 40% e i cetrioli solo del 17%.

Origine delle importazioni tedesche

Raggruppando i Paesi per zone geografiche - e tenendo in conto che abbiamo separato dalle cifre iniziali quelle delle esportazioni olandese e belghe i prodotti che sono chiaramente ri-esportazioni come banane, esotico, kiwi e agrumi – arriviamo al seguente grafico che ci mostra l’evoluzione dei principali Paesi e delle principali zone di origine delle importazioni tedesche.
 

Origine delle importazioni tedesche di frutta e verdura (in tonnellate)
Fonte: Elaborazione dai dati da Qlickfresh di Freshfel
 
Come anticipato, Spagna e Italia sono i principali fornitori europei dei mercato tedesco, ma le loro performance sono ben diverse: nel periodo considerato la Spagna è cresciuta del 48% e l’Italia ha perso il 20%. L’ortofrutta proveniente dall’Olanda è aumentata del 22% mentre quella di origine francese è diminuita del 40%. Ma il prodotto importato dalla Germania dall’insieme dei Paesi dell’Unione Europea è cresciuto del 14%, il che implica che il peso dell’Ue nell’insieme delle importazioni tedesche di frutta e verdura è passato dal 54,25% al 58,60%.
 
Questo ultimo punto è evidentemente il miglior risultato, perché da una parte abbiamo visto che la Germania ha incrementato il suo consumo di frutta e verdura importata relativamente all’aumento dei suoi abitanti, dall’altro ha iniziato ad importare di più da Paesi dell’Unione Europea. Questo significa che l’Unione Europea è più autosufficiente nel suo consumo di frutta e ortaggi. Spagna e Olanda sono state protagoniste in questo processo, ma con tutta probabilità altri Paesi come Italia, Francia e Belgio potrebbero aumentare le loro cifre e invertire la tendenza del loro export prima di dire auf wiedersehen al mercato tedesco.

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