Agrivoltaico: le opportunità per un futuro sostenibile

L’agronomo Paolo Beltrami: «E’ uno strumento a portata di agricoltore»

Agrivoltaico: le opportunità per un futuro sostenibile

Oggigiorno sentiamo sempre più parlare di agrivoltaico come uno degli strumenti che rivoluzioneranno l’agricoltura del futuro anche se, parimenti, è ancora un argomento molto controverso. Si tratta, infatti, di una tecnologia ancora piuttosto sconosciuta e in perfezionamento ma è già uno strumento accessibile, con molteplici opportunità per gli agricoltori italiani.
Così, a IFN abbiamo approfondito il tema con l’agronomo Paolo Beltrami, socio di AIAS (associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile) che opera nella progettazione di piccoli e grandi impianti per la società Grenergy Rinnovabili Italia Srl, filiale di Grenergy Renovables (clicca qui per il sito), che investe da anni nella realizzazione di impianti per la produzione di energia pulita. L’obiettivo è quello di capire le potenzialità e i limiti di questa tecnologia.

“Intanto mi preme dire – precisa Beltrami – che l’agrivoltaico è una possibilità accessibile a tutti, grandi e piccoli agricoltori. Possiamo definirla una tecnologia a disposizione del settore, senza limitazioni. La produzione di elettricità può essere destinata ad autoconsumo o alla vendita per produrre redditi da energia solare. Stanno investendo su questi impianti agricoltori, industriali e società specializzate nella produzione di energia, italiane e straniere”. 
“Progettare bene, progettare insieme. In questo contesto, la mission di Grenergy è trasmettere il concetto del grande potenziale di questa tecnologia per rendere l'attività agricola e l'allevamento compatibili con la produzione di energia pulita. Esistono impianti agrovoltaici mal progettati che possono creare impedimenti alle attività agricole. Al contrario, se ben progettati e senza necessità di investimenti da parte dell'agricoltore, possono essere utilizzati direttamente per ottimizzare alcune produzioni agricole e generare un reddito strutturale diverso e aggiuntivo rispetto a quello che ne deriva”.  
“Un secondo obiettivo che ci poniamo è poter avvicinare gli agricoltori al tema della produzione di energia rinnovabile. Non bisogna demonizzare e creare tabù. Vogliamo creare cultura attorno a questo fenomeno spiegando le complessità e le potenzialità che mercato e normativa ci mettono a disposizione. È opportuno creare conoscenza diffusa circa la possibilità di produrre e vendere energia elettrica e creare reddito per le parti coinvolte”. 

Cosa cambia da un punto di vista agronomico con un impianto Agrivoltaico?
“Nella coltivazione delle orticole a terra, in molte soluzioni impiantistiche non cambia assolutamente nulla - precisa l’agronomo - nè si crea intralcio al passaggio delle macchine. Un impinato agrivoltaico si può adattare alla produzione delle orticole invernali, come radicchi cavolfiori e finocchio, ma anche a quelle estive, come anguria zucca e melone. La tanto temuta perdita di superficie può essere minimizzata con una progettazione accurata”.

Per la frutticoltura?
“In questo caso il quadro diventa più articolato, perché sviluppare agrivoltaico in un frutteto già esistente è complesso. Meglio co-progettare; il frutteto deve nascere di pari passo con il progetto dell’energia rinnovabile e viceversa. Soprattutto quando si devono contemplare strutture di difesa, come reti antigrandine, antinsetto e impianti irrigui”. Si tratta di una co-progettazione tra azienda energetica e azienda agricola, per garantire uno sviluppo commerciale sostenibile e redditizio a lungo termine.

A che punto è l’Italia?
“In Italia siamo all'inizio del fenomeno, con alcuni limiti, come una rete elettrica che in molte zone è satura. Ma più che i limiti strutturali, sono i pregiudizi e la scarsa conoscenza dell'agrivoltaico a impedire una valutazione serena dell'opportunità”. 
In realtà potrebbe essere una tecnologia che blocca l'esodo dei giovani dalle aree rurali e quindi una grande opportunità per garantire quella continuità agricola che oggi è messa seriamente in discussione. I redditi da vendita dell’energia, i risparmi da autoconsumo o i compensi per gli usi della superficie potrebbero fungere da reddito integrativo trentennale per quei giovani agricoltori che entrano oggi nel settore”, conclude l’agronomo.

Con la crescita degli impianti solari in tutto il mondo, il riciclaggio dei pannelli solari sta diventando sempre più necessario. Cosa fa Grenergy relativamente a questo tema? 
La vita utile dei pannelli e il loro buon funzionamento sono a oggi di 25-30 anni. Alla fine della loro utilità i pannelli vengono consegnati a gestori autorizzati specializzati per il riciclo. Questi pannelli vengono quindi divisi per tecnologia e materiali e dopo lo smantellamento dei materiali sono trattati per il riciclo attraverso vari processi. I pannelli sono poi pronti per essere riutilizzati per produrre nuova energia solare. La modalità permette di recuperare fino al 95% dei materiali. Si tratta di un'economia circolare, con una visione globale, e di lavorare fianco a fianco con gli agricoltori, dall'inizio del progetto, pensando all'ambiente, alla redditività e all'ottimizzazione dell'attività agricola a lungo termine e al minor impatto possibile sull'ecosistema.

Per qualsiasi approfondimento sui terreni ricercati da Grenergy e se interessati a mandare la propria candidatura  è possibile entrare in contatto con il team tecnico di Grenergy Italia Rinnovabili, rivolgendosi ai seguenti contatti terreni@grenergy.eu, oppure direttamente tramite il seguente form: (clicca qui)