Dalla distribuzione
Esselunga nel vortice delle fake news
La bufala del finocchio Pinocchio e della comunicazione omofoba
Tutto è partito da un tweet ironico, lanciato da un account parodia, ed evidentemente non compreso da tanti - troppi - utenti dei social. Una vecchia campagna pubblicitaria di Esselunga, con il finocchio in versione Pinocchio - in cui il genio di Armando Testa aveva rivisitato frutta e ortaggi in chiave letteraria - è bastata per posizionare l’insegna tra i Trending topic di Twitter, il social che si vorrebbe comprare Elon Musk a suon di miliardi. Ma soprattutto a far finire Esselunga al centro di un vortice di polemiche per una presunta campagna omofoba.
Frampagna Fan Campesco, account parodia dello scrittore Francesco Campagna, la settimana scorsa ha scritto: “Siamo nel 2022, siamo in Italia; questo dovrebbe voler dire il trovarsi in un luogo civile E invece no. Dopo l'affossamento del Ddl Zan, ora le bustine omofobe distribuite da catene con rimandi fallici nel logo. A me? Fa schifo”. E sotto l’immagine della campagna pubblicitaria.

Apriti cielo, per questa cavolata - tanto per rimanere in tema ortofrutticolo - si è scatenato un putiferio nella piazza virtuale: il finocchio Pinocchio ha acceso gli animi dei leoni da tastiera che, senza nemmeno leggere e provare a capire, si sono lanciati in accuse ed esternazioni contro l’insegna. I clienti di Esselunga, però, hanno riconosciuto l’iniziativa e hanno provato a spiegare che non c’è proprio nulla da indignarsi.
Anche Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore Bernardo, si è inserito nel dibattito ricordando l’origine della campagna nata dalla collaborazione con il pubblicitario Armando Testa.
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Frampagna Fan Campesco, account parodia dello scrittore Francesco Campagna, la settimana scorsa ha scritto: “Siamo nel 2022, siamo in Italia; questo dovrebbe voler dire il trovarsi in un luogo civile E invece no. Dopo l'affossamento del Ddl Zan, ora le bustine omofobe distribuite da catene con rimandi fallici nel logo. A me? Fa schifo”. E sotto l’immagine della campagna pubblicitaria.

Apriti cielo, per questa cavolata - tanto per rimanere in tema ortofrutticolo - si è scatenato un putiferio nella piazza virtuale: il finocchio Pinocchio ha acceso gli animi dei leoni da tastiera che, senza nemmeno leggere e provare a capire, si sono lanciati in accuse ed esternazioni contro l’insegna. I clienti di Esselunga, però, hanno riconosciuto l’iniziativa e hanno provato a spiegare che non c’è proprio nulla da indignarsi.
Anche Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore Bernardo, si è inserito nel dibattito ricordando l’origine della campagna nata dalla collaborazione con il pubblicitario Armando Testa.
Da una bufala un polverone inutile, che porta a riflettere sulle dinamiche della comunicazione sui social. Schegge impazzite come queste finiscono per amplificare messaggi distorti e a creare una realtà parallela assurda. Ad avere il naso lungo non è certo il finocchio Pinocchio di Esselunga.
