In Cile è andato in scena lo sciopero dei lavoratori portuali

A rischio le esportazioni di frutta del Paese

In Cile è andato in scena lo sciopero dei lavoratori portuali

Ieri (giovedì 4 aprile, ndr) i lavoratori portuali cileni hanno organizzato uno sciopero di 24 ore (iniziato già dalle prime ore del mattino) per protestare contro le condizioni lavorative e della sicurezza, oltre che per i regolamenti portuali.

La notizia, che era stata annunciata nei giorni scorsi dalla testata Fruitnet, è stata poi confermata dalla multinazionale mediatica Bloomberg.

In particolare, le proteste dei lavoratori hanno interrotto il carico e lo scarico delle navi in ​​uno dei maggiori esportatori di materie prime, dai prodotti frutticoli, passando per rame e litio. A proclamare lo sciopero sono stati i sindacati ombrello UPC (Unión Portuaria de Chile ovvero il sindacato dei porti cileni, ndr) e FTPC e il porto di Ventanas ha confermato che le attività svolte dai membri del sindacato sono sospese. 
Anche le immagini televisive hanno mostrato i lavoratori intenti a bloccare le strade vicino al porto di Valparaiso. I media locali hanno riferito delle proteste degli scaricatori nella città di Talcahuano.
 

Il contesto
La notizia dello sciopero, come aveva riportato la testata Fruitnet, aveva fatto scoppiare le preoccupazioni fra gli esportatori cileni di frutta.
A dare pensiero erano stati soprattutto i numeri degli attori coinvolti, considerato che la Upc conta circa 6.000 lavoratori di 26 porti del Paese. A far sorgere la protesta è il tema del lavoro, della sicurezza del porto nonché dei regolamenti portuali.
“È di dominio pubblico che le conversazioni sulla sicurezza del porto e sul suo sviluppo siano state vanificate dalla mancanza di azione delle autorità nazionali - ha dichiarato il sindacato dei lavoratori portuali del Paese in un comunicato stampa di mercoledì - Il Presidente Boric ha fatto molte promesse sui porti, ma nessuna di queste è stata mantenuta".

Tuttavia, la risposta non si è fatta attendere da Frutas de Chile e la federazione frutticola cilena Fedefruta, che hanno sottolineato l'importanza di mantenere il flusso delle esportazioni per prodotti deperibili quali frutta e verdura, invitando al dialogo le parti per risolvere la controversia il più rapidamente possibile. “Il Cile è un Paese con una tradizione di esportazione e qualsiasi problema che influisce sul normale funzionamento della logistica portuale, minaccia le spedizioni del nostro Paese nel mondo”, ha dichiarato Iván Marambio, presidente di Frutas de Chile. 

Un avvenimento, quello cileno, che si delinea in una stagione frutticola pressoché positiva, con il Cile che ha esportato quasi 1,5 milioni di tonnellate di frutta nel 2023/2024, con 1,4 milioni di tonnellate che sono  partite proprio dai porti nazionali. Pertanto tale sciopero ha avuto un impatto significativo sulle esportazioni agricole del Paese, soprattutto in un momento in cui si lavora ai raccolti di kiwi e mele e si spedisce l’uva da tavola cilena dalle regioni Metropolitan e O'Higgins. (am)