Tracima la diga Ragoleto, distrutti i tendoni a Mazzarrone

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Tracima la diga Ragoleto, distrutti i tendoni a Mazzarrone

Se l’alluvione, che ha colpito la zona est della Sicilia, aveva risparmiato qualcosa, a completare il disastro ci ha pensato l’incuria e la cattiva gestione delle infrastrutture che governano i corsi d’acqua, o almeno così la pensano i produttori di uva e le amministrazioni locali. Ancora una volta a far discutere è la gestione della diga Ragoleto, invaso realizzato per accumulare le acque del fiume Dirillo, che attraversa i territori di Caltanissetta, Ragusa e Catania. Già in altre circostante l’invaso Ragoleto aveva destato perplessità per la sua gestione e per la potenziale pericolosità per le aree agricole di Acate, Mazzarrone, Licodia Eubea e altri territori limitrofi.

Proprio da Mazzarrone a IFN arriva la testimonianza di Giuseppe Tumino, produttore di uva da tavola. “Non avevo registrato particolari danni dopo l’alluvione causata dall’uragano mediterraneo della settimana scorsa ma, parte, dei miei vigneti non sono stati risparmiati dall’esondazione della Diga Ragoleto. Le strutture portanti dei vigneti non hanno retto alla forza della piena e sono andati distrutti”. 

Una diga che è sempre stata oggetto di polemiche nell’areale, come precisa il produttore. “L’invaso è stato realizzato negli anni ‘60 come servizio al petrolchimico di Gela – precisa Tumino - e la gestione della diga spettava ad Eni. Dopo la chiusura della raffineria non è stata fatta nessuna manutenzione e la diga è stata abbandonata e lasciata all’incuria del tempo con i dovuti rischi per l’incolumità pubblica. Sarebbe il caso di approfondire le responsabilità dell’ente gestore e noi produttori stiamo valutando di chiedere un risarcimento dei danni causati dalla piena”. 

Ma lo sfogo non arriva solo dai produttori ma anche dalle autorità locali. Grida giustizia il sindaco di Acate, Giovanni Di Natale. “I gestori della diga vogliono distruggere tutte le nostre campagne? – tuona il sindaco - Chiedo un intervento urgente del Prefetto affinché i signori dell’Eni imparino a gestire questa diga che ha creato, negli anni, tante sofferenze alle famiglie degli agricoltori"
Inoltre, il sindaco puntualizza come i tentativi di riprendersi dal nubifragio sono stati vani. “Non bastava l’inondazione dei giorni scorsi. Gli agricoltori avevano iniziato a pompare l’acqua dai campi con pompe idrovore e altri mezzi, ma hanno visto vanificare il loro lavoro. Infatti, l’acqua è tornata ancora una volta ad inondare i campi a causa dello straripamento del fiume Dirillo dalla diga”. “Ho segnalato l’accaduto alla Prefettura, alla Protezione Civile, alle forze dell’ordine ed ho messo al corrente dell’accaduto i deputati regionali della nostra provincia – puntualizza Di Natale - i quali mi hanno garantito che saranno al nostro fianco in questa battaglia per la nostra sopravvivenza”. Dal canto loro i gestori della diga – come afferma lo stesso sindaco - negano di aver aperto le paratie e affermano di aver rilasciato solo 8-10 m3 di acqua al secondo. 

“Se non avete aperto le paratie, da dove viene l’onda di piena? Non è arrivata nessuna risposta dai gestori della diga alla mia domanda - precisa Di Natale - per cui noi diciamo basta. Ci prendono in giro! L’Amministrazione è al fianco di chi ha perso tutto e metterà in atto ogni azione di denuncia affinché questo scempio finisca".