Corking: una «nuova» fisiopatia per le drupacee

I tecnici di Agrimeca Grape and Fruit Consulting: «Le cause sono molteplici»

Corking: una «nuova» fisiopatia per le drupacee
Ogni anno la campagna delle drupacee viene vissuta con apprensione perché il pericolo è dietro l’angolo, tra vecchi e nuovi agenti patogeni e fenomeni atmosferici che possono compromettere o danneggiare gravemente la produzione.
La campagna 2022 è stata contraddistinta da una primavera umida con basse temperature ed un un mese di maggio e di giugno con temperature record, condizioni che hanno fortemente predisposto al comparire in modo a volte estremo della fisiopatia del corking.



Corking: origine e danni causati dalle suberosi delle drupacee 

Il termine "corking" (dall'inglese cork=sughero) indica la fisiopatia che colpisce le drupacee ed è caratterizzata dalla presenza di tessuti spugnosi/suberosi più o meno estesi all'interno della polpa. Questa fisiopatia può comportare una perdita di prodotto che si aggira dal 30% al 50% ma la percentuale può ulteriormente peggiorare in fase di post-raccolta.
“Il corking - afferma Luigi Catalano tecnico di Agrimeca, Grape & Fruit Consulting - azienda specializzata nella assistenza tecnica e nella consulenza in ambito frutticolo e viticolo - si può manifestare a seguito di differenti ragioni: basse temperature nel periodo primaverile, specialmente nella fase post-allegagione, squilibri nella disponibilità di metaboliti, errori di valutazione agronomica ma anche elevata vigoria delle piante, aggravata da eccessivi apporti di azoto”.



Il ruolo del calcio e del boro e l’importanza della fertirrigazione

Il calcio riveste un ruolo fondamentale per la qualità del frutto, si accumula nelle prime fasi di sviluppo per ciliegie, mele, kiwi e uva da tavola. Al contrario, il pesco lo assimila sino alla raccolta per via della sua capacità di mantenere significativi tassi di traspirazione ma anche di trasporto attivo.
Le somministrazioni di calcio per via fogliare sono solitamente insufficienti; i fertilizzanti fogliari a base di calcio, a causa di impurità da metalli pesanti come ferro, rame e alluminio, possono inoltre causare la comparsa di aree decolorate sull’epidermide della drupa
Si preferisce dunque apportare il calcio mediante fertirrigazione, con prodotti a base di cloruro di calcio e/o ossido di calcio.


Anche il boro gioca il suo ruolo nel fenomeno del corking: il suo assorbimento è soprattutto di tipo passivo, non metabolico. Quindi la sua concentrazione nella pianta dipende dalla presenza dell’elemento nella soluzione del suolo, dalla permeabilità della membrana cellulare, dalla capacità interna di trasporto e dall’entità di traspirazione della pianta. È fondamentale, inoltre, che ci sia una buona attività radicale.
La carenza e/o scarsa assimilabilità di calcio e boro e l'eccessivo apporto di azoto, associati al verificarsi di basse temperature primaverili e a repentini incrementi nella fase di accrescimento del frutto, sono le causa più probabili dei diffusi fenomeni di corking dei frutti che si segnalano in differenti areali. Questa convinzione è suffragata dal dato che, in frutteti adiacenti dove si coltivano le stesse varietà, con una gestione nutrizionale ed agronomica corretta, il fenomeno non è apparso.

Prevenire il corking, dagli elementi nutrizionali alla potatura verde

“La prevenzione parte dagli esiti delle analisi del terreno – spiega il tecnico di Agrimeca Lorenzo Laghezza - e dalla diagnostica fogliare, somministrando e distribuendo tutti gli elementi nutrizionali in relazione alle fasi fenologiche della pianta ed alle caratteristiche dell'impianto”.
Evitare eccessi di azoto, specialmente in presenza di una bassa carica produttiva e di una stagione primaverile fredda in fase di allegagione, senza trascurare l’apporto di elementi come calcio e boro, considerati erroneamente meno importanti per la qualità dei frutti. Fondamentale, inoltre, la gestione della chioma con puntuali interventi di potatura verde in relazione alla vigoria della pianta ed al carico produttivo.
Adottare cioè le pratiche agronomiche più confacenti in relazione ai cambiamenti climatici che stanno modificando le annate agrarie – chiosa Laghezza.

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