Ortofrutta pugliese, siglato il patto per l'export

Il protocollo servirà a promuovere i prodotti sia sul mercato interno che estero

Ortofrutta pugliese, siglato il patto per l'export

L’ortofrutta pugliese va messa al centro del Patto per l’Export, perché la Puglia  primeggia in Europa con produzioni importanti, dalle pesche alle nettarine, dalle ciliegie all’uva da tavola, fino ai tanti ortaggi tipici della dieta mediterranea, ma la guerra in Ucraina e i rincari energetici spingono i costi correnti per la produzione della frutta e della verdura che arrivano anche a raddoppiare (fino a +119%) con un impatto traumatico sulle aziende agricole. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in relazione alla sottoscrizione del primo protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera ortofrutticola pugliese, promosso dall’assessore regionale all’agricoltura, Donato Pentassuglia, il primo passo per un programma strategico di sostegno alle imprese, promozione dell’ortofrutta sui mercati interno ed estero e sviluppo delle filiere.

Vanno aperti nuovi mercati esteri per creare sbocchi commerciali per l’ortofrutta della Puglia, dove si produce il 74% di uva da tavola a livello nazionale, oltre ad altri primati nel segmenti ortaggi e frutta. Per sostenere le esportazioni, la crescita e le nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall’apertura a nuovi mercati esteri e dal superamento delle grandi difficoltà create dall’embargo russo.

Servono al contempo nuovi mercati e maggiori tutele per i produttori – insiste Coldiretti Puglia - circa il prezzo di vendita dei prodotti che possa tutelarli e consentirgli la copertura dei costi di coltivazione, gestione e raccolta dei prodotti così da poter distribuire maggiori ricchezze anche ai lavoratori.

L’impennata dei costi di produzione ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale – rileva Coldiretti Puglia - dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi. Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette, le retine e le buste, la carta per bollini ed etichette, il cartone ondulato come il legno per le cassette, mentre si allungano anche i tempi di consegna. Aumenti che sono stati per la maggior parte assorbiti dalle imprese agricole stesse – nota Coldiretti Puglia -, aumentando le difficoltà del settore, con quasi un produttore di ortaggi su cinque (19%) che ha addirittura lavorato in perdita.

In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti – continua Coldiretti regionale – rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con la Puglia che paga il gap delle infrastrutture logistiche non ancora adeguate per il trasporto merci rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 euro al chilometro, in Romania 0,64 euro/chilometro; in Lituania 0,65 euro/chilometro, in Polonia 0,70 euro/chilometro secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.

Il balzo dell’energia ha fatto impennare i costi – sottolinea Coldiretti regionale - dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+72%), alla carta per bollini ed etichette fino al cartone ondulato per le cassette (+77%), stesso trend di rincari per le cassette in legno, mentre si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.

Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale – denuncia Coldiretti - con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. Un esempio sono le nocciole dalla Turchia, su cui pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde. Ma ci sono anche l’uva e l’aglio dell’Argentina e le banane del Brasile gravati da pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per utilizzo del lavoro minorile ma con i quali l’Ue ha comunque avviato l’accordo commerciale di libero scambio Mercosur.

Le pere cinesi Nashi, ad esempio, arrivano regolarmente nel nostro Paese – rivela Coldiretti -, ma quelle italiane non possono andare in Cina perché non è stata ancora concessa l’autorizzazione fitosanitaria. E finché non è chiuso il dossier pere non si può iniziare a parlare di mele, perché – spiega la Coldiretti - i cinesi affrontano un dossier alla volta. Nonostante l’accordo Ceta tra Ue e Canada, non possiamo esportare i pomodorini nel Paese dell’acero perché - aggiunge Coldiretti - i canadesi vorrebbero che fossero trattati con il bromuro di metile che da noi è vietato. Ma porte sbarrate anche ai kiwi in Giappone perché non è ancora completato il dossier fitosanitario aperto dal 2008, in barba all’accordo di libero scambio Jeta siglato dall’Unione Europea con il governo nipponico.

E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità, conclude Coldiretti.


CIA Puglia esprime soddisfazione per il protocollo d'intesa sottoscritto oggi dalla Regione Puglia e dagli attori della filiera ortofrutticola pugliese. Da tempo CIA sollecitava un immediato intervento per riconoscere la giusta remunerazione dei prodotti, essendo fermamente convinta che agli alti costi di produzione sostenuti si dovesse corrispondere il giusto prezzo.
"L’agricoltura - spiega Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale CIA Agricoltori Italiani -  non poteva e non può essere lasciata nelle mani degli speculatori. Per questo occorreva raggiungere un punto di equilibrio che garantisca la giusta remunerazione dei prodotti agli agricoltori e ne assicuri la sostenibilità economica".
Con questa promessa è stato sottoscritto, questa mattina, il protocollo d'intesa redatto al fine di garantire un rapporto equilibrato tra tutti gli operatori della filiera ortofrutticola regionale. Tra gli obiettivi c'è anche quello di assicurare la remuneratività di ciascuna componente della filiera, condividendo il principio etico che il mercato riconosca prezzi-base non inferiori ai costi di produzione, prendendo in considerazione parametri oggettivi elaborati da enti, quali ad esempio Ismea, Università e riconosciuti Centri di studio e ricerca.

"Si mira - aggiunge Sicolo - a valorizzare i prodotti ortofrutticoli pugliesi e a promuovere l’efficienza e la competitività dell’intera filiera ortofrutticola regionale, riconoscendo la qualità del prodotto". Tutte le parti interessate alla firma del protocollo si sono impegnate ad assicurare la massima collaborazione all’attività di impulso e coordinamento svolta dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia nell’ambito delle iniziative che verranno assunte a tutela della filiera ortofrutticola regionale.
Con questo protocollo la Regione Puglia si impegnerà ad operare per sostenere la competitività delle imprese agricole, vigilando sulla adeguata implementazione degli interventi del complemento di programma relativo alla Politica Agricola Comune per il periodo 2023-2027, sia in ordine ai pagamenti diretti che alle misure delle OCM, che, inoltre, alla programmazione ed attuazione degli interventi previsti nel suddetto complemento di programma del Piano Strategico nazionale. Sempre la Regione Puglia dovrà promuovere e incentivare la realizzazione di accordi di filiera e la costituzione delle Organizzazioni dei produttori, quali soggetti in grado di aggregare l’offerta, determinando condizioni per una migliore programmazione delle forniture e migliori condizioni contrattuali.

Fonte: Coldiretti Puglia e Ufficio Stampa Cia