Realco in crisi, 94 dipendenti in cassa integrazione: parte il piano di risanamento

In programma la vendita di immobili e il ridimensionamento dei costi

Realco in crisi, 94 dipendenti in cassa integrazione: parte il piano di risanamento

Realco, storico gruppo cooperativo della grande distribuzione con sede a Reggio Emilia e una rete di oltre 120 punti vendita in Emilia-Romagna (tra i marchi Sigma, Ecu ed Economy), ha avviato un piano di risanamento per far fronte a una fase di pesante difficoltà economica. Come riportato da Il Resto del Carlino, l’azienda e le organizzazioni sindacali hanno siglato in Regione un accordo che prevede la cassa integrazione straordinaria per 94 dipendenti della sede centrale, per un periodo di dodici mesi a partire dal 1° novembre. 

La misura arriva in seguito a un quadro economico critico, aggravato dalla contrazione dei volumi di vendita, dall’aumento dell’indebitamento e dai costi fissi elevati. A incidere anche l’uscita di un socio rilevante, che avrebbe contribuito a ridurre la solidità patrimoniale del gruppo. Il piano di rilancio presentato ai sindacati include interventi di riduzione dei costi e di revisione delle strutture societarie, con la possibile dismissione di alcuni immobili di proprietà. L’obiettivo, spiegano i vertici di Realco, è quello di riequilibrare la gestione finanziaria e garantire la continuità operativa della rete di supermercati.

“La cassa integrazione – ha dichiarato il presidente Andrea Artoni – sarà applicata a rotazione, coinvolgendo in modo equilibrato le diverse funzioni aziendali. Ogni dipendente manterrà almeno il 25% delle ore lavorate nel trimestre, così da assicurare la prosecuzione dei servizi e dare un segnale di affidabilità ai fornitori”. Artoni ha inoltre ribadito la volontà del gruppo di “tutelare l’occupazione e conservare le competenze del personale”.
La cassa integrazione riguarda esclusivamente i lavoratori della sede reggiana, mentre il personale dei punti vendita non risulta al momento coinvolto. Le parti hanno convenuto di monitorare l’andamento del piano di risanamento con verifiche periodiche, valutando anche eventuali soluzioni di esodo volontario incentivato per gestire possibili esuberi. Considerato il numero di addetti e l’impatto sul territorio, è probabile che le sigle sindacali chiedano l’apertura di un tavolo di confronto regionale per accompagnare il percorso di risanamento e contenere le ricadute occupazionali. (aa)