«Uva seedless, la ripresa che aspettavamo»

Guidi (Apofruit): «Ecco come conteniamo i costi. Il bio è una sfida»

«Uva seedless, la ripresa che aspettavamo»

La campagna dell'uva da tavola non è iniziata col piede giusto ma ora, almeno per le seedless, pare esserci una lieve ripresa: la pressione della concorrenza estera sulle piazze europee è inferiore, il mercato interno mostra timidi segnali positivi e guardando al futuro - nonostante le difficoltà congiunturali - si può confidare in vendite più fluide. E' questo il quadro che Marcello Guidi, responsabile mercato estero del gruppo cooperativo Apofruit, traccia con IFN.

Guidi, il comparto dell'uva da tavola ha vissuto mesi difficili: i produttori e le loro organizzazioni hanno segnalato difficoltà in campagna e nella vendita dei grappoli. Oggi che andamento state registrando?
Quest’anno la campagna è iniziata a metà luglio con qualche giorno di anticipo rispetto al 2021: inizialmente la situazione di mercato era complessa perché i consumi hanno sofferto degli elementi congiunturali come rincari dei costi di produzione, dei costi energetici e del packaging. Da luglio fino ad oggi abbiamo assistito a una duplice situazione: da un lato i consumi erano rallentati e dall’altra parte i costi crescevano in maniera importante di mese in mese. Solo a fine settembre abbiamo iniziato a notare una ripresa di interesse per il prodotto: elementi che ci fanno ben sperare per il prosieguo della campagna.

 

Sull'uva da tavola negli ultimi anni si sono concentrati tanti investimenti sul fronte dell'innovazione varietale. Quali sono le varietà più promettenti?
Attualmente siamo in produzione e in raccolta con tutte le varietà, a bacca bianca, nera e rossa. Abbiamo iniziato i tagli di Autumn Crisp® che è una delle nostre principali varietà a bacca bianca, mentre sulle rosse abbiamo puntato molto su Allison®, Scarlotta® e Timco®: hanno caratteristiche organolettiche importanti e sono molto richieste all’estero, ma in crescita anche in Italia. Nella prima fase di stagione abbiamo lavorato bene con Midnight Beauty® ma l’andamento commerciale influenzato dal contesto internazionale si sta facendo sentire e facciamo fatica a recuperare i valori.

E quali strategie avete adottato per reagire all'inflazione che galoppa?
Abbiamo inaugurato qualche mese fa il primo ampliamento della struttura di Scanzano Jonico con un aumento della capacità frigorifera, miglior efficienza nella gestione del prodotto e un potenziamento delle linee di lavorazione. Inoltre, prevediamo un ulteriore investimento nel fotovoltaico, che per la nostra Cooperativa rappresenta oggi circa un 30%. Sul fronte packaging, da anni abbiamo prediletto l’utilizzo di confezioni standard che possano darci produttività in magazzino, limitando il più possibile packaging troppo elaborati e costosi. Per quanto riguarda l’uva, si è cercato di lavorare quanto più prodotto possibile in campagna. E’ però inevitabile che i nostri prodotti passino dalle strutture magazzino per essere raffreddati e stoccati. Rispetto agli anni passati stiamo cercando di gestire lo stoccaggio solo per il prodotto programmato con i clienti.

Biologico, quanto spazio occupa nelle vostre produzioni?
L’uva seedless dei nostri soci di Biologico rappresenta il 30% della nostra produzione totale di uva da tavola senza semi e coinvolge le varietà a bacche bianca, rossa e nera, con una quota in sviluppo anche per il Biodinamico. Grazie anche alla collaborazione con Op terra di Bari di Noicattaro, siamo cresciuti molto negli anni sul segmento. In questo contesto economico, il prodotto di fascia alta e Premium è quello che soffre maggiormente ma, grazie al parco clienti di cui disponiamo da molti anni, stiamo riuscendo ad affrontare la stagione nel modo corretto.

 proposito di mercati internazionali, in che direzione state andando?
Quest’anno abbiamo consolidato i nostri principali sbocchi commerciali, che sono in primis i Paesi europei come Germania, Scandinavia ed Inghilterra, mentre in Oltremare portiamo avanti le nostre collaborazioni storiche con catene distributive negli Emirati Arabi. Lo sviluppo dei nuovi mercati è stato strettamente limitato dai costi logistici cresciuti in modo esponenziale nell’arco di tutto il 2022.

Nuovi progetti ai quali state lavorando?
Attualmente stiamo lavorando per ottenere un anticipo di calendario di 10 giorni, oltre ad un allungamento della fase finale che ci permetta di arrivare fino a metà novembre. Ovviamente l’andamento climatico sarà fondamentale per poter modificare il calendario della stagione: quest’anno ad esempio abbiamo avuto i primi problemi già ad inizio stagione con il caldo primaverile intenso che ha mandato in allarme i produttori per quanto riguarda l’irrigazione. A seguire, abbiamo fatto i conti con le ripercussioni sui costi, mentre dal punto di vista qualitativo possiamo dirci soddisfatti: speriamo che la stagione si mantenga così. Un altro grande problema che abbiamo dovuto affrontare è quello della manodopera, sempre più difficile da reperire, sia qualificata che non. E’ un tema che si è molto accentuato negli ultimi anni, soprattutto da quando dopo le ondate pandemiche molto personale estero non è più tornato in Italia e da quando non viene affrontato seriamente il tema dei flussi di lavoratori esteri. Le aziende agricole hanno difficoltà con la raccolta e cercano di gestire al meglio i tagli. Da parte nostra, abbiamo attenuato l’impatto nelle strutture che lavorano 12 mesi all’anno e questo aiuta nel fidelizzare il personale.