«Fichi d'india, ottime pezzature ed elevato grado Brix»

Il produttore Paolo D'Angelo: «Abbiamo investito in diradamento e irrigazione»

«Fichi d'india, ottime pezzature ed elevato grado Brix»
E’ iniziata da qualche settimana la stagione dei fichi d’india con la raccolta della varietà Primofiore e i frutti si presentano con “ottime pezzature ed elevato grado Brix”. A dirlo a IFN è il produttore Paolo d’Angelo dell’omonima azienda di San Cono (Catania), specializzata nella produzione e commercializzazione di questo prodotto.



“La qualità organolettica raggiunta quest’anno è il risultato dei nostri investimenti nella tecnica di diradamento e nell’ irrigazione mirata, ne siamo molto soddisfatti – dice D’Angelo – e per quanto riguarda i frutti agostani, anche le quantità sono regolari”.
E aggiunge: “I mercati stanno rispondendo bene: ci sono tante richieste e le quotazioni per i calibri medio-grossi sono soddisfacenti”.



Se gli eventi climatici degli ultimi mesi non hanno influito sui frutti Primofiore, hanno invece lasciato qualche conseguenza sulla produzione tardiva, quella dei bastardoni (varità ottenuta dalla scozzolatura del Primofiore, ndr). “In certi areali riscontriamo una produzione in calo del 20%, considerato che abbiamo terminato la tecnica di forzatura intorno al 25 giugno” specifica il produttore.



La meta principale dei frutti rimane sempre il mercato estero: “Spagna e Portogallo sono molto interessati alla nostra ‘eccellenza’ ma a richiedere i fichi d’india sono anche i Paesi a clima più freddo come Irlanda, Svezia e Finlandia – commenta D’Angelo – ma anche il mercato italiano è in crescita: negli ultimi anni grazie alle agli investimenti di promozione e divulgazione stiamo riscontrando percentuali interessanti sulla Gdo italiana”.

I problemi che stanno coinvolgendo tutta la filiera nazionale – mancanza di manodopera, rincari costanti per imballaggi, energia e gasolio – si fanno sentire anche per la produzione dei fichi d’india. “Abbiamo passato l’inverno e attraversato la primavera indenni – dice il produttore – ma ora cresce il timore per quello che potrà accadere nei prossimi mesi, l’orizzonte che si prospetta è un po’ preoccupante”.



Non solo frutti freschi, negli ultimi anni l’azienda ha iniziato ad investire anche nei derivati del fico d’india e della sua pianta: “Ne ricaviamo farina dai semi e polveri dai fiori – illustra D’Angelo – sono progetti che richiedono  tanto duro impegno e lavoro, con risultati soddisfacenti sia sul campo biomedico, che dalla cosmesi”.

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