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CONSERVE DI POMODORO, IL GRUPPO PETTI CONDANNATO DALLA CORTE DEI CONTI A RISARCIRE 19,5 MIO DI EURO DEI FONDI UE SOTTRATTI ILLECITAMENTE

Trentuno milioni di euro di fondi europei, destinati a cinque aziende campane, al fine di creare nuova occupazione e sviluppo imprenditoriale, sono andati in fumo. O meglio sono finiti in mano a chi, con una serie di raggiri, è riuscito a mettere le mani sul "tesoretto" pubblico e a farlo sparire. Questa la convinzione che hanno maturato i giudici della Corte dei Conti del Lazio, condannando l'imprenditore salernitano Gabriele Petti, al vertice di uno dei principali gruppi nazionali dell'industria conserviera, a risarcire il Ministero dello Sviluppo economico con parte di quell'ingente somma: 19,5 milioni di euro.
Il gruppo Petti è una delle principali realtà del settore in Italia (divenuto noto circa 10 anni fa, quando tentò l'acquisto degli asset italiani della Cirio e quando rilevò la rete commerciale Cirio France).
La Cpc spa, colosso del settore conserviero, è un'istituzione nell'agro nocerino-sarnese. Nello stabilimento, realizzato nel 1959 da Giuseppe e Gilberto Petti, padre e zio del 59enne, hanno trovato occupazione centinaia di persone e, all'epoca della Cirio, venivano ogni anno lavorate 130 mila tonnellate di pomodori e il fatturato annuo era di 500 milioni di euro. La ditta ha sedi anche a Londra, Marsiglia e Sidney, è forte nei mercati statunitensi, inglesi e giapponesi.
Le indagini, iniziate circa dieci anni fa, hanno dimostrato che dietro ai progetti finanziati vi sarebbero stati in realtà soltanto atti falsi, aumenti fittizi di capitale, simulazioni di compravendite di immobili, pagamenti fittizi per l'acquisizione di macchinari e impianti, ma il caso è stato archiaviato senza condanna.
I finanziamenti per 31 milioni al gruppo Petti vennero revocati dal Ministero, ma non sarebbero mai stati restituiti. Solo dopo altre indagini compiute di recente dalla Finanza, la Procura contabile ha chiamato lo stesso Petti e tre dipendenti dell'allora Ministero delle attività produttive implicati nella vicenda a risarcire la somma.
Fonte: La Notizia
Il gruppo Petti è una delle principali realtà del settore in Italia (divenuto noto circa 10 anni fa, quando tentò l'acquisto degli asset italiani della Cirio e quando rilevò la rete commerciale Cirio France).
La Cpc spa, colosso del settore conserviero, è un'istituzione nell'agro nocerino-sarnese. Nello stabilimento, realizzato nel 1959 da Giuseppe e Gilberto Petti, padre e zio del 59enne, hanno trovato occupazione centinaia di persone e, all'epoca della Cirio, venivano ogni anno lavorate 130 mila tonnellate di pomodori e il fatturato annuo era di 500 milioni di euro. La ditta ha sedi anche a Londra, Marsiglia e Sidney, è forte nei mercati statunitensi, inglesi e giapponesi.
Le indagini, iniziate circa dieci anni fa, hanno dimostrato che dietro ai progetti finanziati vi sarebbero stati in realtà soltanto atti falsi, aumenti fittizi di capitale, simulazioni di compravendite di immobili, pagamenti fittizi per l'acquisizione di macchinari e impianti, ma il caso è stato archiaviato senza condanna.
I finanziamenti per 31 milioni al gruppo Petti vennero revocati dal Ministero, ma non sarebbero mai stati restituiti. Solo dopo altre indagini compiute di recente dalla Finanza, la Procura contabile ha chiamato lo stesso Petti e tre dipendenti dell'allora Ministero delle attività produttive implicati nella vicenda a risarcire la somma.
Fonte: La Notizia
