Attualità
La cimice asiatica attacca meli e kiwi nel Veronese
C'è una nuova minaccia per la frutticoltura del Veneto, già in grande difficoltà a causa dell'embargo russo, del forte ribasso dei prezzi e della contrazione dei consumi dovuta alla crisi.
Si tratta della cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, un insetto vorace e aggressivo arrivato dall'Asia che si riproduce velocemente e attacca qualsiasi pianta, devastando le colture in grande quantità. Le prime regioni ad esserne colpite, in Italia, sono state l'Emilia Romagna e il Piemonte, con qualche decina di casi registrati nel 2014. Quest'anno le devastazioni si sono moltiplicate in maniera esponenziale e hanno cominciato a diffondersi alle regioni vicine. Nelle ultime settimane l'insetto si è spostato nel Veronese e ha cominciato a fare danni, intaccando i primi frutteti.
"La cimice asiatica ha attaccato meli, peri e kiwi nel Basso Veronese, a Villafranca, Valeggio, Soave e altre zone limitrofe – spiega Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona - con effetti disastrosi: il tessuto dei frutti in formazione viene interamente succhiato, causandone la deformazione e la marcescenza. Abbiamo iniziato a trovare l'insetto anche sulle orticole, come i peperoni, e sulle fragole. Siamo molto preoccupati, perché la Halys non ha antagonisti naturali e rischia di diventare una grave minaccia per i nostri raccolti: sverna nelle case e negli anfratti riparati, quindi da marzo a fine estate continua a fare uova e si riproduce in maniera massiccia".
Il timore è che la cimice si propaghi velocemente nel resto del Veneto com'è successo in Emilia Romagna, che ha visto mele, pere e pesche devastate. La difesa chimica non è sufficiente, considerato il periodo lunghissimo in cui l'insetto alberga nei frutteti. L'unica vera possibilità di lotta, attualmente, è coprire gli impianti con reti chiuse, modificando e ampliando le protezioni presenti contro la grandine, ma si tratta di un investimento molto impegnativo per aziende in affanno: "I frutticoltori non hanno liquidità, perché da anni lavorano in perdita – chiarisce Spellini - Quest'anno per le mele Golden stanno incassando 13 centesimi al chilo, a fronte di un costo di produzione di 30 centesimi. Chiediamo perciò alla Regione di attivarsi in tempo per affrontare la piaga, prevedendo nel Psr fondi appositi per l'adeguamento delle reti".
Altro fronte di lotta possibile è la ricerca, in cui Confagricoltura è impegnata da tempo, sia con il sostegno alle biotecnologie che con la richiesta del rilancio dell'Istituto sperimentale di frutticoltura di San Floriano. "Una ricerca di prossimità per le aziende agricole, soprattutto dei comparti del vitivinicolo e della frutticoltura, è assolutamente indispensabile per conoscere quali siano le maggiori cure fitoterapiche per le colture", ricorda Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona.
Originaria dell'estremo Oriente, la cimice asiatica è arrivata negli Stati Uniti nel 2010, causando danni alle produzioni agricole per 37 milioni di dollari. In Italia è giunta seguendo le vie commerciali, intrufolandosi in scatolini e bancali. Nel 2016 la cimice asiatica, che si riproduce quattro volte tanto quella nostrana, ha procurato un danno stimato dal 20 al 40 per cento della produzione al comparto delle pere emiliano.
Fonte: Ufficio stampa di Confagricoltura Verona
Si tratta della cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, un insetto vorace e aggressivo arrivato dall'Asia che si riproduce velocemente e attacca qualsiasi pianta, devastando le colture in grande quantità. Le prime regioni ad esserne colpite, in Italia, sono state l'Emilia Romagna e il Piemonte, con qualche decina di casi registrati nel 2014. Quest'anno le devastazioni si sono moltiplicate in maniera esponenziale e hanno cominciato a diffondersi alle regioni vicine. Nelle ultime settimane l'insetto si è spostato nel Veronese e ha cominciato a fare danni, intaccando i primi frutteti.
"La cimice asiatica ha attaccato meli, peri e kiwi nel Basso Veronese, a Villafranca, Valeggio, Soave e altre zone limitrofe – spiega Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona - con effetti disastrosi: il tessuto dei frutti in formazione viene interamente succhiato, causandone la deformazione e la marcescenza. Abbiamo iniziato a trovare l'insetto anche sulle orticole, come i peperoni, e sulle fragole. Siamo molto preoccupati, perché la Halys non ha antagonisti naturali e rischia di diventare una grave minaccia per i nostri raccolti: sverna nelle case e negli anfratti riparati, quindi da marzo a fine estate continua a fare uova e si riproduce in maniera massiccia".
Il timore è che la cimice si propaghi velocemente nel resto del Veneto com'è successo in Emilia Romagna, che ha visto mele, pere e pesche devastate. La difesa chimica non è sufficiente, considerato il periodo lunghissimo in cui l'insetto alberga nei frutteti. L'unica vera possibilità di lotta, attualmente, è coprire gli impianti con reti chiuse, modificando e ampliando le protezioni presenti contro la grandine, ma si tratta di un investimento molto impegnativo per aziende in affanno: "I frutticoltori non hanno liquidità, perché da anni lavorano in perdita – chiarisce Spellini - Quest'anno per le mele Golden stanno incassando 13 centesimi al chilo, a fronte di un costo di produzione di 30 centesimi. Chiediamo perciò alla Regione di attivarsi in tempo per affrontare la piaga, prevedendo nel Psr fondi appositi per l'adeguamento delle reti".
Altro fronte di lotta possibile è la ricerca, in cui Confagricoltura è impegnata da tempo, sia con il sostegno alle biotecnologie che con la richiesta del rilancio dell'Istituto sperimentale di frutticoltura di San Floriano. "Una ricerca di prossimità per le aziende agricole, soprattutto dei comparti del vitivinicolo e della frutticoltura, è assolutamente indispensabile per conoscere quali siano le maggiori cure fitoterapiche per le colture", ricorda Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona.
Originaria dell'estremo Oriente, la cimice asiatica è arrivata negli Stati Uniti nel 2010, causando danni alle produzioni agricole per 37 milioni di dollari. In Italia è giunta seguendo le vie commerciali, intrufolandosi in scatolini e bancali. Nel 2016 la cimice asiatica, che si riproduce quattro volte tanto quella nostrana, ha procurato un danno stimato dal 20 al 40 per cento della produzione al comparto delle pere emiliano.
Fonte: Ufficio stampa di Confagricoltura Verona
