Uccelli selvatici e frutticoltura: una convivenza sempre più difficile

Mele, uva e susine colpite in modo massiccio. Raccolti azzerati

Uccelli selvatici e frutticoltura: una convivenza sempre più difficile

La frutticoltura dell’Oltrepò Pavese è messa a dura prova non solo dalla siccità, ma anche dall’assalto sempre più massiccio dei corvidi. Gazze e ghiandaie, spinte dalla carenza d’acqua e di cibo, stanno devastando i raccolti di mele, susine e uva: in alcune aziende il danno è totale, con frutti compromessi e quindi invendibili.
Secondo le testimonianze raccolte da LaProvinciaPavese.com, questi uccelli non solo beccano la frutta per dissetarsi, ma scelgono anche i frutti migliori, localizzati sui rami apicali, rendendoli inutilizzabili dal punto di vista commerciale. In molti casi, infatti, la semplice ferita sul frutto innesca processi di marcescenza, con conseguente perdita dell’intero prodotto.

Il problema non è nuovo: da anni i produttori segnalano un aumento costante della presenza di corvidi, che hanno trovato nelle campagne collinari dell’Oltrepò un habitat ideale, caratterizzato da boschi alternati a frutteti. La situazione si è aggravata nelle ultime stagioni a causa delle condizioni meteo estreme, con primavere segnate da eccessi di pioggia e fioriture compromesse, seguite da estati siccitose che accentuano la pressione della fauna selvatica sulle colture.
Le perdite economiche per le aziende agricole sono ingenti e difficilmente copribili dai soli risarcimenti, che spesso non compensano i costi sostenuti per la coltivazione. Da qui la richiesta di un sostegno concreto da parte delle istituzioni regionali, che negli anni hanno comunque riconosciuto parziali indennizzi per danni da fauna selvatica, come ungulati e corvidi.
Gli agricoltori dell’Oltrepò lanciano quindi un appello: senza interventi mirati, il rischio è di vedere ulteriormente ridotta la produzione di frutta di qualità, in un territorio già fortemente provato dai cambiamenti climatici e dalla concorrenza sui mercati.