Uva da tavola, quando la potatura tardiva è una soluzione

Come reagiscono le cultivar precoci

Uva da tavola, quando la potatura tardiva è una soluzione

Il cambiamento climatico mette a dura prova la naturale fisiologia della vite e i produttori aguzzano l’ingegno per proteggere le piante dagli scherzi del clima. L’innalzamento delle temperature causa una drastica riduzione del tempo che intercorre tra germogliamento e raccolta, così che - durante la fase dell’accrescimento degli acini - si potrebbero riscontrare difficoltà nella divisione cellulare, oltre a un ridotto ingrossamento della bacca

Ma tra i rischi più temuti ci sono le gelate tardive; infatti, le potature ritardate sono tra le pratiche agronomiche che si stanno studiando per cercare di limitare questo rischio. Un gruppo di ricercatori pugliesi (Giuseppe Ferrara, Andrea Magarelli, Marino Palasciano, Antonio Coletta Pasquale Crupi, Annalisa Tarantino, Andrea Mazzeo) sta analizzano gli effetti sulla produzione di uva al variare dell’epoca di potatura invernale della vite.

Tra le prime osservazioni si è notato che una potatura tardiva. dalla caduta delle foglie fino al germogliamento. non altera la resa e la qualità degli acini. Invece una potatura estremamente tardiva genera germogli più corti e un ritardo delle fasi fenologiche per le cultivar a maturazione precoce. La distribuzione dell’amido tra il legno più vecchio e i tralci nuovi è pressoché simile, anche se inferiore nei germogli.

Fondamentale, dunque, una buona dose di tempismo: interventi troppo a ridosso dell’infiorescenza potrebbero compromettere le riserve mobilitate dalla vite, mettendo così a rischio la resa della stagione in corso e il differenziamento delle gemme per la stagione successiva.

Le potature sino all’epoca del germogliamento possono aiutarci anche a controllare il vigore di alcune cultivar,  in quanto il recupero delle fasi fenologiche ritardate è molto più ridotto per la vite.
In conclusione, la potatura invernale tardiva apporta benefici ma ci vuole una mano esperta.