Attualità
Agricoltura non è fiction: perché la narrazione televisiva va corretta
La Siga richiama l’attenzione sui danni culturali di un racconto emotivo e distorto

"Verità, mezze verità e falsità sull’agricoltura nella tv pubblica", questo il titolo di un articolo uscito sull’ultimo numero del notiziario settimanale "Georgofili INFO" (Clicca qui per leggere l'articolo), firmato da Stefania Masci, Emidio Albertini, Daniele Rosellini, rispettivamente Presidente, Vicepresidente e Segretario SIGA, e da Eleonora Cominelli, Vincenzo D’Amelia, Silvia Giuliani, Roberta Paris, Laura Rossini, Francesco Sunseri, tutti Consiglieri SIGA (Società Italiana di Genetica Agraria). Si fa riferimento alla puntata di “Indovina chi viene a cena”, trasmissione condotta dalla giornalista Sabrina Giannini, andata in onda sabato 29 novembre 2025 su Rai 3, con una puntata intitolata “Partigiani contadini”.
Si legge nell’articolo: “I firmatari hanno apprezzato l’attenzione verso le risorse genetiche locali, il ruolo delle banche del germoplasma e il principio di benefit sharing, strumenti fondamentali per la conservazione e la condivisione della biodiversità agricola. È però necessario intervenire su come la trasmissione ha rappresentato genetica e miglioramento genetico, contrapposti in modo semplicistico ai “partigiani contadini”, presentati come unica alternativa “pura” e virtuosa. Questa dicotomia rientra in un filone mediatico ormai consolidato: da un lato i “custodi della natura”, dall’altro le multinazionali, descritte come predatrici di biodiversità. Una narrazione ideologica che riduce la complessità del settore agricolo, con molte affermazioni fuorvianti".
E ancora: "Queste inesattezze sono probabilmente la conseguenza di una carente preparazione agronomica di base, indispensabile per comprendere come funzionano realmente le produzioni agricole, siano esse condotte da piccoli agricoltori o su larga scala”.
Particolarmente problematico è il ricorso a toni complottistici: i politici europei descritti come “feudatari” delle aziende agrochimiche e lo scambio informale o illegale di semi presentato come ribellione necessaria. Ciò rischia di legittimare comportamenti pericolosi, mettono in guardia gli scienziati: “i controlli fitosanitari non sono burocrazia inutile, ma protezioni essenziali: quando i controlli non sono adeguati le conseguenze possono essere gravi, come dimostra il caso della Xylella”.
Il risultato di questo approccio è un racconto che mescola elementi veri, mezze verità e falsità, generando un’impressione di dramma e urgenza che sacrifica la correttezza scientifica a favore dell’impatto emotivo.
In conclusione, i ricercatori si dichiarano disponibili ad un confronto serio e costruttivo su tematiche tanto importanti quali la biodiversità, le questioni legate alla proprietà intellettuale delle sementi, le difficoltà economiche degli agricoltori: “Una corretta informazione deve infatti essere capace di affrontare complessità scientifiche e politiche senza demonizzare. Serve una comunicazione che informi senza spaventare, aiutando il pubblico a orientarsi con spirito critico in un settore decisivo per il futuro del pianeta". (lg)
Fonte: Ufficio Stampa Accademia dei Georgofili



















