Patate, il Parlamento riaccende i riflettori sulla filiera

Senza aiuti dal 2012 il settore nazionale rischia una profonda crisi

Patate, il Parlamento riaccende i riflettori sulla filiera
In Italia le patate costituiscono la produzione orticola più diffusa e importante dopo il pomodoro: parliamo di circa 50mila pataticoltori e 55-60mila ettari per una produzione di 1,5-1,6 milioni di tonnellate. Il che significa una produzione lorda vendibile di 700-800 milioni di euro per le patate da consumo e circa 100 milioni per le patate da industria. La diffusione della coltivazione in tutte le regioni italiane permette poi la disponibilità di prodotto fresco per quasi nove mesi l'anno, mentre nel resto d'Europa la raccolta si esaurisce in due mesi.

Per soddisfare il consumo interno di patate (2,2-2,3 milioni di tonnellate l'anno), l’Italia importa 700mila tonnellate di tuberi da consumo fresco e 150mila ton di patate destinate all'industria. Ovviamente, la dipendenza dalle importazioni può influire spesso in modo negativo sulla capacità di programmazione degli operatori nazionali, con prezzi all'origine più bassi per i coltivatori.
La produzione, però, ha costi elevati (ottomila euro per ettaro, che in Sicilia possono arrivare anche a 10-11mila euro) anche per l’applicazione, da parte di pataticoltori altamente specializzati, di tecniche agronomiche e di prodotto innovative.

Per evitare crisi di mercato, gli Stati membri dell’Unione Europea sono intervenuti con aiuti nazionali; in Italia dal 1988 il ministero delle Politiche agricole ha utilizzato risorse nazionali per avviare due interventi strategici: l'accordo interprofessionale per le patate da industria e lo stoccaggio privato per il prodotto fresco, utile a dilazionare l'immissione del prodotto sul mercato. 

Questi due interventi hanno permesso di diversificare gli investimenti nel corso degli anni e di mantenere in equilibrio il mercato, salvaguardando il reddito degli operatori del settore; in particolare, l'accordo interprofessionale, concordato e sottoscritto dalle parti con continuità dal 1988 fino al 2015, ha permesso di aumentare il rifornimento delle industrie con patate italiane da 47mila a 200mila tonnellate nel 2011, mentre la riduzione delle importazioni dall'estero ha determinato un notevole risparmio per la nostra bilancia commerciale, oltre a un significativo incremento di reddito per i pataticoltori italiani. Il tutto è stato possibile con interventi di sei milioni di euro l'anno, che rappresentavano appena lo 0,8% della produzione lorda vendibile del settore, stimata in un miliardo di euro. 

Ma, con il regolamento del Consiglio dell'Unione Europea n. 1182/2007 di riforma del settore ortofrutticolo, fu deciso che gli interventi nazionali dovevano cessare al 31 dicembre 2011. Così, dal 2012 le patate non hanno più beneficiato di alcun aiuto pubblico con l'eccezione del 2014 quando il comparto è stato aiutato con circa tre milioni di euro destinati a sostenere la trasformazione industriale e la Denominazione di origine protetta e Indicazione geografica protette della patata, di cui si è tenuto conto anche nella determinazione dei diritti all’aiuto Pac 2015/20.

La risoluzione approvata dalla XIII Commissione agricoltura il 22 marzo scorso (primo firmatario il deputato Giorgio Zanin), impegna il Governo ad attivare urgentemente le azioni previste dal piano nazionale per il settore pataticolo con circa tre milioni di euro da impegnare per: lotta alle principali problematiche fitosanitarie e fisiopatie; sviluppo di uno specifico progetto di ricerca genetica della patata e verifica dei risultati attraverso la realizzazione di campi sperimentali; incentivo all'adozione, da parte degli operatori, di innovazioni tecnologiche nella gestione agronomica della coltura capaci di aumentare le rese, la redditività e la sostenibilità attraverso la validazione scientifica (prove sperimentali) e aziendale (prove dimostrative); attivazione di programmi colturali dedicati alla produzione di tubero-seme nazionale; adozione di azioni specifiche per la tracciabilità dell'origine della patata con l'impiego della tecnica degli isotopi; avvio di un programma di informazione al consumatore in materia di sicurezza alimentare, anche con metodo biologico e lo sviluppo di progetti di ricerca per l'individuazione di tecniche e varietà più appropriate alla coltivazione delle patate con metodo bio.

Oltre a ciò, in occasione della riforma di medio termine della Politica agricola comune, si proporrà di inserire le patate nella lista dei prodotti che possono beneficiare di aiuti accoppiati sulla base dell'articolo 52 del Reg. Ue n. 1307/2013; a rafforzare i rapporti di filiera attraverso il riconoscimento di Aop nazionali; a promuovere il rinnovo della convenzione con l'Osservatorio economico della patata; a costituire un Osservatorio economico nazionale della patata e a definire un programma di studio sul possibile sviluppo di sostanze, quali l’acrilamide, nella fase di trasformazione delle patate.

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