Pere, l'harakiri di Coldiretti

Aumento record dei prezzi? Fenomeno fisiologico e motivato

Pere, l'harakiri di Coldiretti
Una denuncia sui prezzi alti al dettaglio delle pere te la aspetteresti tutt'al più dall'Adiconsum. Ma se a gridare allo scandalo, in una campagna pericola come quella attuale, è la Coldiretti allora c'è proprio da sobbalzare sulla sedia.

"Con un aumento record dei prezzi del 29,6% sono le pere a far registrare di gran lunga il maggior aumento dei prezzi al dettaglio tra i prodotti agroalimentari. E’ quanto emerge dallo studio Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione che vede sul podio anche la pasta (+10,8%) ed i frutti di mare (+9,8%) con il caro energia che impatta sul gasolio utilizzato per rifornire i pescherecci, che rischiano di rimanere in banchina", recita uno degli ultimi comunicati dell'associazione, una di quelle note che finisce nelle redazioni dei media generalisti e viene data in pasto al grande pubblico.

Ma se la signora Maria legge che le pere sono così care, quale sarà la reazione più naturale? Non comprarle, ovviamente. E i pericoltori che associa la Coldiretti ne saranno contenti? Su questo più di un dubbio può sorgere.

Qualche riga più in basso, poi, il comunicato torna sul frutto. "La produzione di pere nel 2021 – sottolinea la Coldiretti - si è attestata a 276 milioni di chili contro i 770 milioni di chili di cinque anni fa, con una riduzione del 64%. Il crollo del raccolto al minimo storico è avvenuto per effetto dell’andamento climatico sfavorevole come le gelate primaverili che hanno messo a dura prova le coltivazioni e per gli attacchi di agenti patogeni e parassiti alieni, come la cimice asiatica. Una situazione amplificata – precisa la Coldiretti - dal massiccio ricorso all’importazione di pere dall’estero con il consistente rischio che vengano spacciate per pere italiane".

Se la produzione è ai minimi storici sarà pur fisiologico un aumento delle quotazioni? Sulle pere estere spacciate per italiane andrebbe invece fatta una forte azione di comunicazione. Quello sì che è un danno al comparto, che si ripercuoterà anche in futuro. Ma se a fronte di volumi in calo di oltre il 60% i prezzi aumentano del 30%, beh, visto che anche la quotazioni in campagna sono salite - e la Coldiretti lo dovrebbe sapere - non c'è nessuno che ci sta marciando sopra.

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