Campi sommersi dall'alluvione, cosa rimarrà?

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Campi sommersi dall'alluvione, cosa rimarrà?

È passata una settimana. Una lunga settimana scandita da giornate tutte uguali, alle prese con l’acqua che è entrata nelle case e ha devastato intere aziende agricole. Dopo l’alluvione nel ravennate è ancora prematuro fare una conta dei danni, così come avventurarsi a determinare con certezza la causa della rottura degli argini, ma una cosa è sicura: i produttori continuano a leccarsi le ferite, sperando che le piogge previste nelle prossime ore non diano il colpo finale. Per ripercorrere cos’è successo e com’è la situazione dopo 7 giorni abbiamo interpellato alcuni produttori di Conselice e Bagnacavallo - epicentro delle esondazioni - e la cooperativa Terremerse, che conta tanti soci nella zona disastrata.   

Frutteti allagati, foto Cab Massari

Alla Cab Massari di Conselice si sono allagati circa 1.300 ettari di terreni e l’acqua in eccesso, ancora oggi (lunedì per chi legge, ndr), copre i terreni con altezze diverse, che variano dai 50 ai 140 centimetri. Ma com’è iniziato tutto? Lo abbiamo chiesto a Fabio Zannoni, tecnico dell’azienda.
“Martedì 2 maggio alle 15,20 il fiume Sillaro ha rotto il suo argine – spiega Zannoni a IFN - e alle 16 abbiamo iniziato ad evacuare i nostri mezzi. Mercoledì le prime terre sono finite sott’acqua e man mano il flusso è avanzato in maniera rapida su tutti i terreni. Venerdì nel punto più basso contavamo ben 2 metri di acqua”.
Quasi tutte le produzioni, sia orticole che frutticole, sono state colpite: tra queste c’erano mele, pere, pesche, cipolle, ravanelli, orzo, grano, erba medica, girasoli e sorgo. In fase di valutazione i danni: “Ancora non riusciamo ad entrare nei campi considerati i quantitativi di acqua presenti, per questo per ora non sappiamo come reagiranno le colture", sottolinea il tecnico; "se delle orticole non si salverà niente, crediamo che potranno sopravvivere il grano e qualche coltura frutticola. Anche se queste ultime saranno profondamente danneggiate, sia in termini di quantitativi che qualitativi: alcuni frutti tenderanno ad ingiallire e altri subiranno gli attacchi di malattie fungine come peronospora e ticchiolatura”.
Nel frattempo continua la lotta per eliminare l’acqua: “In parte sta defluendo tramite la rete di scolo e in parte la stiamo pompando nel canale. Abbiamo anche provveduto ad alcuni lavori di scolo ma ancora i terreni sono coperti per tre quarti dall’acqua” specifica Zannoni.

Un meleto distrutto dal maltempo, foto di Gilberto Ballardini (Bagnacavallo)

Mentre si cerca di capire le cause che hanno portato a questa situazione, si muovono i primi interventi istituzionali. “Per il momento Stefano Bonaccini ha visitato la cooperativa Terremerse, incontro a cui ha partecipato anche il nostro direttore Giampietro Sabbatani – aggiunge il tecnico – l’obiettivo è far classificare questo disastro come calamità naturale: ancora non sappiamo se a causarlo sia stata una falla sull’argine causata dall’attività degli animali o sia dovuta alla scarsa manutenzione”. E continua: “Fortunatamente la Cab Massari poteva contare anche sull’assicurazione privata ma speriamo di poter contare su un aiuto a livello statale o regionale”.
La preoccupazione aumenta in vista delle previsioni meteo delle prossime ore, che annunciano pioggia a partire da domani (mercoledì, ndr). “Se ci fossero piogge consistenti e il Sillaro dovesse riempirsi di nuovo, non è detto che bastino i lavori che stanno facendo in queste ore sull’argine e si rischierebbe una nuova alluvione. Speriamo che le autorità riescano a tenere la situazione monitorata”.

Il video è stato registrato da Luigi Bosi

L’altra zona fortemente colpita d’alluvione è il comune di Bagnacavallo (fra le frazioni di Boncellino e Villanova) a causa della rottura dell’argine del fiume Lamone. “Alle prime luci dell’alba di mercoledì 3 maggio, il fiume ha iniziato a tracimare con una forza devastante – racconta a IFN Luigi Bosi, agricoltore di Bagnacavallo e rappresentante nazionale comparto frutticolo dei Giovani di Confagricoltura - tanto da provocarne la rottura. A quel punto l’acqua ha invaso tutta l’area circostante, sommergendo tutto ciò che incontrava, dalle abitazioni ai campi coltivati. Possiamo stimare che almeno 3.000 ettari sono stati allagati per almeno due giorni e, tutt’ora, c’è una parte ancora immersa poiché l'acqua fatica a defluire e, difatti, le pompe stanno lavorano a pieno regime.”

Campi allagati visti dall'alto, Foto Luigi Bosi (Bagnacavallo)

“Per quanto riguarda i danni – prosegue Bosi – è ancora presto per fare una stima accurata, ma sicuramente saranno ingenti. Gli ortaggi sono stati spazzati via, mentre le piante erbacee hanno subìto uno stress da asfissia radicale veramente grave; per quanto riguarda le colture frutticole, al di là dei danni fisici, ovvero dove la forza dell’acqua ha divelto l’impianto, si teme per l’asfissia prolungata a carico delle radici, aggravata da uno strato di melma che in alcuni punti rende impossibile entrare nei frutteti con le trattrici agricole per cercare di arieggiare il terreno.”

Frutteti allagati, Foto Luigi Bosi (Bagnacavallo)

Con il rappresentante di Confagricoltura ci soffermiamo sulle possibili cause di questo disastro: “Vedendo la dinamica della rottura dell’argine, che è partita da tracimazione superficiale e non da crepatura dell’argine, c’è il sospetto che la causa non siano le tane di animali, come istrici o nutrie, che probabilmente - invece - hanno contribuito alla rottura del Sillaro. Nel nostro caso l’acqua era in pressione sull’argine, che in quel punto si stringe, ed è ostacolatp, oltretutto, da un pilone della ferrovia. Una pressione favorita dalla cospicua presenza di alberi nel letto del fiume Lamone, che di certo non hanno aiutato un corretto defluire delle acque. C’è da chiedersi se una corretta manutenzione del fiume, che ricordo è a carico degli enti regionali, avrebbe potuto evitare un tale disastro. L’impressione, vedendo anche la scarsa presenza di autorità preposte al controllo nei giorni di forte pioggia, è che si sia sottovalutato il problema che stava arrivando. Per lo meno la riparazione dell’argine sta procedendo speditamente e speriamo che il Governo e la Regione siano al nostro fianco per ripagarci dei danni subiti”.

Il letto del fiume Lamone, foto di Luigi Bosi (Bagnacavallo)

Danni subiti anche da Terremerse, che ha sede sempre a Bagnacavallo. “Nella sede della cooperativa siamo stati fortunati – spiega Marco Casalini, il presidente -. L’acqua ha lambito i portoni penetrando in piccola quantità all’interno, e creando qualche danno al locale caldaie, ma niente di preoccupante. Siamo invece stati più colpiti nel punto vendita di Conselice, dove l’acqua è rimasta per un paio di giorni e la vendita è stata riaperta solo oggi (ieri per chi legge, ndr). Ma in confronto ad altre aziende della zona non possiamo certo lamentarci”.

Lavori in corso sull'argine del Sillaro rotto, Foto Condifesa Ravenna

La preoccupazione ora è tutta rivolta ai produttori. “Molti dei nostri soci hanno i campi completamente allagati e ci saranno produzioni che salteranno completamente, come quella dell’uva che in certi casi è compromessa anche per i prossimi anni. Non sappiamo nemmeno quando si potranno effettuare i trapianti dei pomodori e delle patate e se si riuscirà a intervenire per difendere pereti e vigneti dalle patologie fungine. È un territorio completamente danneggiato”.

Un meleto distrutto, Foto Luigi Bosi

Oggi l'assessore regionale Mammi in visita alle Cab della provincia di Ravenna
Come ha annunciato Legacoop Romagna tramite un comunicato stampa, oggi l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi sarà in visita alla Cab Massari di Conselice, alla Cab di Bagnacavallo e alla Cab Agrisfera di Sant’Alberto di Ravenna, alcune delle aziende più colpite dall’alluvione dei giorni scorsi, per un incontro con i responsabili delle cooperative e gli organismi di Legacoop Romagna. L’incontro servirà per fare il punto sulla ripresa delle attività economiche e sociali e per l’accesso ai fondi necessari per il risarcimento danni.
Già ieri il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi aveva incontrato il presidente di Legacoop nazionale Simone Gamberini: insieme avevano deciso di attivare una raccolta fondi tra tutte le cooperative associate a Legacoop, a questo punto non più solo in Romagna, ma in Italia. 
“È partita la gara di solidarietà, c’è chi come Commercianti Indipendenti Associati - Conad ha già attivato una sottoscrizione da 100mila euro — dice il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi —. Siamo grati a tutte le istituzioni coinvolte per l’impegno che hanno dimostrato nell’affrontare l’emergenza, attivandosi con grande rapidità per la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale. Importante è il segnale dei 10 milioni di euro assegnati da parte del Governo, ma sarà necessario arrivare alla messa a disposizione di risorse ben più ampie visti i danni ingenti subiti dal territorio”.

Raccolta fondi emergenza alluvione
Chi vuole può fare una donazione all’Iban IT66A0627013199T20990000380, scrivendo nella causale «Raccolta fondi emergenza alluvione». I fondi saranno utilizzati per fronteggiare i danni subiti da alcuni territori della Bassa Romagna, in particolare Bagnacavallo e Conselice.

Hanno collaborato Alice Magnani e Lucia Caselli

Le piante nel letto del fiume Lamone coperte per oltre metà