Carciofo, campagna tra luci e ombre: produzione ok, consumi in affanno

Salvatore Lotta: “Clima anomalo e importazioni mettono sotto pressione il settore”

Carciofo, campagna tra luci e ombre: produzione ok, consumi in affanno

Siamo nel cuore della campagna del carciofo e, come spesso accade, il quadro che emerge è fatto di luci e ombre. Da un lato una produzione che, almeno in Sardegna, sta offrendo risultati importanti in termini quantitativi e qualitativi; dall’altro un mercato che fatica a tenere il passo, condizionato da consumi deboli, da un clima sempre più imprevedibile e da una concorrenza estera che pone interrogativi non solo economici, ma anche normativi. Per fare il punto della situazione abbiamo raccolto il punto di vista di Salvatore Lotta, direttore commerciale di Agricola Campidanese, uno dei protagonisti del settore.

“Con i carciofi, in questa fase, i volumi di vendita,sono abbastanza soddisfacenti, con i prezzi ancora buoni”, spiega Lotta. “Quello che abbiamo registrato nell’ultima settimana, però, è una situazione decisamente anomala: ci sono pochissimi consumi in generale, non solo di carciofi”.

Salvatore Lotta, direttore commerciale di Agricola Campidanese

Secondo Lotta, uno dei fattori determinanti è il clima, sempre meno in linea con la stagionalità tradizionale.

“Qui in Sardegna stiamo vivendo condizioni quasi primaverili, con temperature che oscillano tra i 13 e i 20 gradi. È qualcosa di anomalo, che peraltro coinvolge anche il Nord Italia. Questo clima crea problemi ormai quotidiani e incide direttamente sulle dinamiche di consumo”.

Dal punto di vista produttivo, tuttavia, la campagna sta dando segnali positivi. “La produzione di carciofo sta registrando risultati eccezionali in termini di numeri”, sottolinea Lotta. “Il vero problema non è ciò che avviene nei campi, ma quello che succede a valle: i consumi non sono eccellenti, e le vendite faticano un po' ".

Una difficoltà che, secondo l’operatore sardo, non riguarda esclusivamente il carciofo, ma interessa l’intero comparto ortofrutticolo. “A livello di superfici, nei nostri areali produttivi siamo sostanzialmente stabili. Non c’è stato alcun aumento delle superfici coltivate e quindi nemmeno della produzione potenziale. Il nodo resta la vendita: è un discorso generalizzato su tutti i prodotti ed è sempre più difficile trovare un equilibrio tra le esigenze dei produttori e quelle della distribuzione”.
A complicare ulteriormente il quadro c’è la forte pressione delle importazioni. “Arriva prodotto un po’ da ovunque, in particolare da Tunisia ed Egitto. Di carciofi ne arrivano tanti e il prodotto tunisino, va detto con onestà, mostra anche una buona qualità. I prezzi che ho visto in alcuni mercati non sono nemmeno così distanti dai nostri”.

Tuttavia, Lotta pone l’accento su un tema cruciale: quello della reciprocità delle regole. “La domanda che mi pongo è come vengono coltivati questi prodotti, quali trattamenti possono utilizzare e con quali standard. Noi produttori italiani, e più in generale europei, siamo tra i più controllati e virtuosi al mondo dal punto di vista delle tecniche produttive. Lo stesso, però, non vale per molti prodotti importati”.

Da qui l’appello a una maggiore attenzione normativa. “Il concetto di reciprocità, soprattutto in un settore strategico come l’agroalimentare, dovrebbe essere in cima all’agenda. Andrebbe vietata la vendita di prodotti che non rispettano gli stessi standard a cui siamo sottoposti noi. Invece assistiamo a una certa apertura verso l’import, mentre sui produttori italiani c’è una severità – per carità, giusta – che però non può tradursi in una disparità di trattamento. Così diventa sempre più difficile far quadrare i conti aziendali”.

Tornando al prodotto simbolo della campagna, Lotta rivendica con forza il valore dell’eccellenza sarda. “Siamo in rampa di lancio con un’eccellenza assoluta come il Carciofo Spinoso di Sardegna DOP. È una produzione abbastanza stabile e dovrebbe iniziare a esprimere numeri importanti già da questa settimana, ancora di più dalla prossima. Su questo siamo fiduciosi”.

La qualità resta, secondo l’operatore, l’elemento distintivo capace di fare la differenza. “Parliamo di un prodotto di grande valore, che riesce sempre a trovare il suo spazio sul mercato”.
Ma la sfida, oggi, non è solo produttiva o commerciale: è anche culturale e generazionale. “Alla fine bisogna avere un prodotto che tutti possano permettersi di comprare: serve un prezzo giusto, ed è un equilibrio tutt’altro che semplice. In più c’è il tema dei consumatori più giovani: i millennial, ad esempio, fanno fatica a pulire il carciofo”.
Una difficoltà che il settore sta cercando di affrontare puntando sull’innovazione. “Stiamo lavorando proprio su questo, per coinvolgere di più i consumatori del futuro. Non è facile, ma ci stiamo provando, perché il carciofo ha tutte le carte in regola per restare protagonista anche nelle nuove abitudini di consumo”. (lg)