“Ciuffo all’insù”: migliorata la tecnica nella protezione delle piantine di agrumi dai venti invernali

Salvatore Leocata: "Efficacia e crescita armonica”

“Ciuffo all’insù”: migliorata la tecnica nella protezione delle piantine di agrumi dai venti invernali

Proteggere le giovani piantine dai venti invernali è una pratica ormai consolidata, ma farlo nel modo corretto può fare la differenza tra uno sviluppo armonico e un ritardo vegetativo difficile da recuperare. Il cosiddetto “ciuffo all’insù” non è una moda, ma una modalità operativa affinata nel tempo grazie all’esperienza diretta in campo, come spiega l’agronomo Salvatore Leocata.
I venti invernali, soprattutto se intensi e persistenti, possono provocare danni rilevanti alle giovani piante: dalla sola bruciatura delle gemme all’allessatura di foglie e financo rametti, che può compromettere sensibilmente lo sviluppo vegetativo e arrivare a causare la perdita di quasi un intero anno di crescita. Per questo motivo si è diffusa da tempo la pratica di coprire le piantine con tessuto non tessuto (TNT), una soluzione generalmente efficace per la protezione della vegetazione.

Tuttavia, come indica Leocata, il problema non è tanto l’uso del TNT quanto il modo in cui viene applicato. La modalità tecnicamente più corretta prevederebbe il fissaggio del tessuto a un tutore, così da limitare i danni legati al cosiddetto “effetto vela”, generato dalla resistenza al vento opposta dal telo, e per evitare la curvatura dei rametti, spesso causata da una copertura non corretta della parte apicale. Nella pratica aziendale, però, il tutore viene utilizzato quasi esclusivamente nel caso di piantine particolarmente piccole o deboli. Nella maggior parte delle situazioni il tessuto viene chiuso sopra la vegetazione, forzando i rametti con piegature accentuate. All’apertura della protezione, in primavera, queste deformazioni risultano spesso irreversibili: le branchette rimangono incurvate e lo sviluppo della chioma risulta rallentato e disarmonico.
La metodologia del “ciuffo all’insù”, spiega l’agronomo, nasce proprio dall’osservazione ripetuta di questi effetti. Essa consiste nel chiudere il tessuto nella parte superiore insieme al ciuffo di vegetazione apicale, lasciandolo parzialmente all’esterno. In questo modo il telo può essere teso correttamente e la maggior parte delle branchette viene mantenuta in posizione verticale, senza forzature meccaniche.

L’eventuale perdita di alcune gemme apicali non rappresenta un problema: come indica Leocata, la pianta viene stimolata a ripartire dalle gemme laterali, favorendo una più rapida formazione di una chioma equilibrata. Un aspetto particolarmente importante per molte varietà caratterizzate da elevata vigoria, che tendono naturalmente a privilegiare lo sviluppo apicale, con una crescita eccessiva in altezza a discapito della struttura. Un ulteriore vantaggio di questa impostazione è la possibilità di tendere meglio il tessuto, riducendo sensibilmente l’effetto vela anche grazie a una lieve torsione del telo lungo il proprio asse, con un miglior comportamento complessivo in presenza di vento.

Resta fondamentale chiarire, come sottolinea Leocata, che questa pratica ha una funzione specifica: difende dal vento, ma non dal gelo. In caso di gelate, infatti, la presenza del tessuto non tessuto può accentuare i danni, rallentando i movimenti dell’aria fredda. È quindi sempre opportuno effettuare un trattamento rameico prima della copertura e irrigare abbondantemente in caso di gelate.