E SE MAERSK PASSASSE DA MONFALCONE A CAPODISTRIA CHE FIGURA CI FAREMMO?

E SE MAERSK PASSASSE DA MONFALCONE A CAPODISTRIA CHE FIGURA CI FAREMMO?
La questione è delicata. Ufficialmente, nessuno sta muovendo pedine. Fermi e muti Unicredit e Maersk aspettano che il governo si pronunci sulla piattaforma da 1,3 milioni di teu che  il terminalista danese con il supporto della banca pensa di costruire a Monfalcone. Sembra però nell’ombra che qualcuno stia tramando per spostare tutto un poco più a Sud: solo 52 chilometri, ma quanto basta per arrivare in un altro Paese, a Capodistria, il porto della Slovenia che già oggi preoccupa gli scali italiani del Nord Adriatico. Qualche ministro del Sud - indiscrezioni puntano su Raffaele Fitto - è preoccupato per le ricadute di Monfalcone sul transhipment: se la piattaforma si farà il ruolo di Gioia Tauro e Taranto sui servizi feeder sarebbe compromesso, mentre questi porti già subiscono la pressione crescente degli hub del Nord Africa.
La discussione al governo è ancora ferma alle definizioni. Ed è per questo che è saltato il vertice del 18 febbraio davanti al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Perché di fatto, dicono le malelingue, sei ministri (Romani, Brunetta, Frattini, Prestigiacomo, Fitto, Matteoli), due governatori (Tondo e Zaia), due presidenti di commissioni parlamentari competenti (Valducci e Grillo) e due presidenti di Autorità portuali (Costa e Monassi), non potevano dare una risposta precisa al problema posto da Unicredit. Ma mentre l’Italia si crogiola nella sua matassa di problemi, pare che le diplomazie si siano già messe in moto. Sia Maersk che Unicredit hanno infatti diversi interessi sulla Slovenia. La banca è il quarto istituto di credito nel Paese, mentre i danesi operano un collegamento con Lubiana attraverso la Ers, controllata dal gruppo di Copenaghen. La piattaforma sarebbe già pronta: Capodistria nel piano regolatore del 2009 (3,5 miliardi di euro di investimenti), prevede anche la creazione del “molo tre” per i container, struttura che movimenterà circa un milione di teu.
In tutto questo, fonti in Maersk fanno sapere che fino ad oggi nulla è cambiato, anche se si sottolinea come il progetto del gruppo danese sia focalizzato - al di là del caposaldo di Vado Ligure - a scommettere sul Nord Adriatico. Su quale porto? Monfalcone, almeno per ora. Perché rimane il fatto che la vicenda della piattaforma sta diventando sempre più paradossale: Unicredit ha presentato il progetto nel 2009. L’anno dopo ha trovato Maersk come partner, e si è passati alle trattative politiche. Siamo a marzo 2011, la convenzione tra Stato e Regione Friuli non è ancora stata firmata, mentre il governo ha difficoltà a trovare una posizione univoca sul progetto. Per il porto che doveva nascere a tutta velocità non è un gran inizio. E gli sloveni non stanno più alla finestra.

Fonte: Shipping on line