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Ortofrutta sotto pressione: il valore cresce, ma il sistema è sempre più fragile
Dati Crea 2024: produzione in aumento, ma clima, redditività e frammentazione mettono alla prova la filiera

L’ortofrutta italiana crea valore, ma cammina su un terreno sempre più instabile. È questa la fotografia che emerge dall’Annuario dell’Agricoltura Italiana 2024 del CREA, il principale documento di riferimento sull’andamento del settore primario nazionale.
Nel 2024 il comparto ortofrutticolo mette a segno numeri importanti, ma dietro la crescita si accumulano tensioni strutturali che rendono il futuro tutt’altro che scontato. Clima, redditività, organizzazione e investimenti sono le variabili chiave di una partita che si gioca ora, non domani.
I numeri tengono, ma il clima presenta il conto
Sul piano economico, il 2024 registra una forte crescita del valore delle produzioni frutticole, che raggiungono 3,9 miliardi di euro (+17,1%), trainate da kiwi, mele e uva da tavola. Anche ortaggi e patate si confermano un pilastro del made in Italy agricolo, con un +11% in valore.
Ma i numeri, da soli, non raccontano tutta la storia. Il CREA parla chiaro: l’annata è stata fortemente condizionata da eventi climatici estremi, che hanno inciso su rese, qualità, calendari produttivi e continuità dell’offerta. L’ortofrutta è oggi il comparto più esposto al cambiamento climatico, e questo si riflette in una crescente instabilità produttiva.
Il paradosso è evidente: si produce valore, ma con un livello di rischio sempre più elevato.
Redditività fragile e investimenti insufficienti
Il miglioramento della ragione di scambio – grazie al calo dei costi energetici e dei fertilizzanti – ha dato respiro alle aziende nel breve periodo. Tuttavia, la redditività resta disomogenea e spesso insufficiente a sostenere investimenti strutturali.
Il dato più preoccupante riguarda proprio gli investimenti fissi, in calo anche nel 2024. Solo una parte limitata delle aziende ortofrutticole investe con continuità, soprattutto quelle medio-grandi e meglio organizzate del Centro-Nord. Le imprese più piccole, spesso frammentate e sottocapitalizzate, restano ai margini dei processi di innovazione.
In un comparto ad alta intensità di capitale come l’ortofrutta, questo rappresenta una criticità strategica, non congiunturale.
Aggregazione: il vero spartiacque competitivo
L’Annuario CREA conferma un punto ormai noto, ma ancora non risolto: la frammentazione aziendale continua a penalizzare il settore. Senza massa critica, è difficile affrontare la volatilità dei mercati, dialogare con la GDO, investire in tecnologia e sostenibilità.
Dove funzionano Organizzazioni di produttori e cooperative, i risultati sono evidenti: migliore programmazione dell’offerta, maggiore capacità di gestione delle crisi, accesso agli investimenti e all’export. Dove l’aggregazione manca, la vulnerabilità aumenta.
Per l’ortofrutta italiana, l’organizzazione non è più una scelta strategica: è una condizione di sopravvivenza.
Mercati sempre più selettivi
Sul fronte della domanda, la pressione non diminuisce. La GDO consolida il proprio ruolo dominante, con una crescita dei discount e delle private label che comprime i margini a monte della filiera. Allo stesso tempo, il consumatore mostra una crescente polarizzazione: prezzo da un lato, valore dall’altro.
Qualità, servizio, sostenibilità, origine e storytelling diventano fattori decisivi. L’export resta una leva fondamentale, ma richiede continuità produttiva, standard elevati e affidabilità, sempre più difficili da garantire in un contesto climatico instabile.
Le strategie da perseguire: meno slogan, più scelte concrete
Dal quadro tracciato dal CREA emergono alcune direttrici strategiche non più rinviabili per il settore ortofrutticolo:
- Investire nell’adattamento climatico, puntando su innovazione varietale, coperture, gestione avanzata dell’acqua e strumenti di gestione del rischio.
- Rafforzare l’aggregazione, superando la frammentazione e costruendo filiere più strutturate e resilienti.
- Accelerare sull’innovazione tecnologica, dall’agricoltura di precisione alla smart irrigation, che già oggi consentono risparmi idrici fino al 25% e aumenti di resa significativi.
- Ripensare il posizionamento di mercato, andando oltre il prodotto e valorizzando servizio, affidabilità e identità.
- Sfruttare in modo efficace PAC e PNRR, trasformando le risorse pubbliche in investimenti reali e misurabili.
Il tempo delle scelte
L’ortofrutta resta il comparto più vitale dell’agricoltura italiana, ma anche quello in cui le contraddizioni sono più evidenti. Il valore cresce, ma la base produttiva è sotto stress.
La vera sfida non è più produrre di più, ma produrre meglio, in modo più organizzato e più resiliente. Il tempo delle analisi è finito: ora servono scelte strategiche chiare, lungo tutta la filiera. (lg)
Per Maggiori info: Annuario dell’agricoltura italiana
Fonte: Annuario CREA 2024




















