Dal campo
Pere: Belgio-Olanda in difficoltà, ma non illudiamoci
La batteriosi da Pseudomonas sta mettendo a dura prova i produttori
A livello europeo, Belgio e Olanda sono storicamente i primi competitor per la pericoltura italiana e, nelle ultime annate, hanno anche beneficiato delle sventure italiche per diventare i leader incontrastati nel vecchio continente. Tuttavia, le prospettive per la campagna che è alle porte non sono delle più incoraggianti, come riporta la rivista spagnola Frutas y Hortalizas, tanto che i media locali, la definiscono già come "il peggior raccolto di pere degli ultimi 40 anni".
Le stime ufficiali devono ancora essere divulgate, ma la situazione sembra essere piuttosto complicata soprattutto in Belgio, dove i pericoltori sono alle prese con forti infezioni batteriche provocate da Pseudomonas syringae pv. Syringae. I sintomi sono facilmente riconoscibili, a partire dai frutticini, che manifestano maculature nerastre superficiali, oltre alle foglie, che mostrano tacche nerastre rotondeggianti, fino l’avvizzimento degli apici dei giovani rami. La comparsa del batterio sarebbe legata agli episodi di gelo e grandine che hanno caratterizzato il periodo primaverile in quegli areali, condizioni che hanno favorito la diffusione del batterio, che si riproduce più facilmente in condizioni fredde e umide.
Quindi, ci si attende una annata sotto la media per i nostri principali competitor, e questo potrebbe aiutare il comparto italiano a risollevarsi, dopo il picco negativo dell’anno scorso. Tuttavia, inutile illudersi, il settore pericolo belga-olandese gode di ottima salute, come si evince dai dati analizzati dal Monitor Ortofrutta di Agroter: le superfici, dal 2018 al 2023, sono costantemente sopra i 20 mila ettari (equamente suddivisi fra entrambi gli stati), per una produzione complessiva media annua superiore a 700 mila tonnellate.
L’Italia, nello stesso arco di tempo - come riporta CSO Italy – è passata da 30 mila a 23.700 ettari e la produzione da 700 mila tonnellate è sprofondata a meno di 200 mila. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno il Belpaese è ancora davanti in termini di ettaraggio, ma il vero problema riguarda la produttività, come ha evidenziato Elisa Macchi, Direttore CSO Italy, durante il suo intervento all’evento "La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive" che si è tenuto recentemente a Ferrara: “le rese si sono posizionate mediamente su 14,3 tons/ha tra il 2019 e il 2023, ma con minimi sulle 6/7 ton/ha nel 2021 e nel 2023. Fino al 2018, invece, le rese si sono posizionate mediamente su 24,8 ton/ha, mostrando un trend sostanzialmente stabile”.
Anche il trend delle rese di Belgio e Olanda è all’insegna della stabilità, con la differenza che i valori sono decisamente più alti, da 34 a 38 ton/ha, con una media di 36 ton/ha. Se li confrontiamo con quelli italiani degli ultimi anni, il Nord Europa ci doppia abbondantemente. Chiaramente è una pericoltura diversa che si basa su una varietà, la Conference, che in quegli areali è una vera macchina da guerra.
Non deve quindi stupire la performance dell’export belga-olandese, che ha trovato nell’Italia un ottimo cliente, tant’è che i volumi sono aumentati di 7 volte in 6 anni a causa, soprattutto, del tracollo produttivo che ha colpito la pericoltura nazionale. Da notare, inoltre, come il prezzo delle pere importate da Belgio-Olanda, negli anni sia cresciuto, ma non in maniera così singificativa, come ci si poteva immaginare. D’altronde, le loro rese sono talmente alte che si possono permettere prezzi competitivi in grado di garantire buoni decumuli, senza intaccare la redditività per il produttore. Praticamente l’esatto contrario di quello che accade in Italia.