Il melone e la sfida climatica: in campo serve una nuova genetica

La campagna 2025 ha confermato le difficoltà legate al cambiamento climatico

Il melone e la sfida climatica: in campo serve una nuova genetica

La campagna melone 2025 verrà ricordata come una delle più complesse degli ultimi anni: un percorso segnato da un clima irregolare, consumi intermittenti, picchi eccezionali e fasi difficili da gestire sia dal punto di vista produttivo sia commerciale. Per comprenderne davvero la portata, abbiamo raccolto la voce di alcuni protagonisti della filiera, realtà che rappresentano areali e modelli produttivi diversi ma accomunati da una lettura lucida della stagione.

Francesca Nadalini, vicepresidente di OP Sermide Ortofruit, sintetizza così l’annata: «Dal punto di vista economico l’abbiamo vissuta in modo molto simile al 2024: una campagna senza particolari slanci ma neppure con risultati negativi. Per noi il lavoro va dal 15 maggio al 15 ottobre con le produzioni in serra – passando ovviamente per le coltivazioni in pieno campo – e ciò che ha determinato il bilancio finale è stato ancora una volta l’andamento climatico, sempre più imprevedibile».

Il quadro, però, non è stato uniforme. Nadalini riconosce che «giugno è stato un mese eccezionale, davvero di altissimo livello, sia per volumi sia per prezzi». Un risultato che ha riportato il mercato su medie simili al 2024 dopo un avvio più lento. «Anche a maggio, dalla Sicilia, erano arrivati prodotti di buona qualità con vendite regolari, di tutto rispetto. Ma da metà luglio la situazione è cambiata: prima un luglio nella norma, poi un deciso peggioramento, con volumi di produzione molto più alti rispetto a consumi molto bassi, evidentemente influenzati anche dal maltempo».

Una delle criticità, secondo Nadalini, è stata la lentezza dell’aggiustamento commerciale: «I prezzi di vendita nel mese di luglio sono rimasti alti più a lungo del necessario. Servirebbe maggiore reattività nel percepire l’andamento del mercato e nello stimolare subito i consumi, prima che la situazione diventi difficile da gestire».

Francesca Nadalini, vicepresidente di OP Sermide Ortofruit

Anche agosto si è rivelato un mese complicato, non solo per il clima: «In agosto le persone perdono il ritmo del consumo quotidiano di melone. E temperature attorno ai 30-33 °C non aiutano il prodotto come invece accade per l’anguria. Il mercato poi non si è più ripreso neppure nella seconda metà di settembre».

Sul piano agronomico emergono nuove preoccupazioni: «Le temperature molto alte che durano più di due o tre giorni bloccano la pianta: si ferma del tutto. Alcune varietà sono più sensibili allo stress termico e mostrano comportamenti anomali, come frutti che sembrano maturi ma in realtà si spaccano o non completano correttamente il ciclo». Nadalini sottolinea come serva un contributo significativo dal miglioramento genetico: «La genetica deve aiutarci con piante più resilienti e con apparati fogliari adeguati a fronteggiare sbalzi termici dai 15 ai 40 °C. In condizioni così instabili diventa difficile decidere come intervenire e come programmare la produzione».

Sul fronte commerciale, il posizionamento delle tipologie resta chiaro: «Il melone liscio si conferma stabile nell’assortimento, con una domanda consolidata. Il retato, invece, ha avuto un’ottima performance e ha alzato ulteriormente l’asticella». L’evento dedicato al Melone Mantovano IGP, aggiunge, «si è confermato anche quest’anno di grande interesse, segno che la valorizzazione territoriale mantiene un forte richiamo nel mercato».

Da Mantova ci spostiamo in Umbria, dove Marco Spinetti, responsabile controllo qualità e produzione di Top Melon, offre una lettura altrettanto precisa della stagione: «La campagna 2025 è stata difficoltosa soprattutto per l’andamento altalenante, che spesso si è rivelato difficile da interpretare. Le rese e la qualità non sono mancate, ma non sono mancate neppure le difficoltà».

Nella prima parte della stagione, il mercato ha risposto bene: «I prezzi buoni dell’inizio stagione si sono però scontrati con un abbassamento della domanda dopo la metà di luglio. In diversi periodi di raccolta si sono viste anche forti differenze tra gli areali italiani, complici clima e meteo, che nel nostro caso hanno inciso molto sull’andamento stagionale». A peggiorare la situazione è arrivata la grandine di agosto: «È stato il colpo di grazia a una stagione che per metà era stata positiva e per metà molto deludente».

Il consumo ha infatti subito un evidente rallentamento: «Dopo metà luglio c’è stata una frenata netta: c’era molta produzione disponibile e il mercato è entrato in una fase di stallo». Nella gamma di Top Melon, il retato resta la referenza di punta: «È il nostro cavallo di battaglia. La qualità che produciamo ci permette di differenziarci sia nella Gdo sia nei mercati. I consumatori vogliono qualità, e per noi questa è la chiave per mantenere un buon posizionamento».

Il fattore più critico resta comunque il clima: «Ci ha penalizzato soprattutto nella fase medio-tardiva della stagione, portando effetti negativi fino alla fine». Proprio per questo, secondo Spinetti, programmazione e pianificazione diventano fondamentali: «Programmare la stagione sarà sempre più uno degli strumenti principali per difendersi da concorrenza, costi logistici e costi produttivi».

Un ruolo decisivo continuerà a giocarlo la qualità: «La qualità valorizza il prodotto nel migliore dei modi: è il biglietto da visita più importante, insieme al know-how che abbiamo maturato in oltre trent’anni di attività». Guardando al futuro, Top Melon continuerà a puntare sul miglioramento varietale: «Ogni anno cerchiamo di affinare la scelta delle varietà, rendendola sempre più precisa e attenta alle esigenze del mercato, così da evitare brutte sorprese».

Le testimonianze raccolte delineano un quadro chiaro: la campagna melone 2025 è stata complessa, variabile, a tratti brillante e a tratti estremamente difficoltosa. Di fronte a una stagionalità così instabile, la filiera mostra però un elemento comune: la volontà di consolidare qualità, programmazione e innovazione varietale come strumenti indispensabili per affrontare le sfide future.

Il commento di BASF | Nunhems
Simona Parenti, Account Manager anguria e melone Nord Italia: “Da queste testimonianze si evince che la necessità di programmazione è sempre più preponderante nella gestione produttiva di un’azienda. Noi di Nunhems vogliamo essere partners dei nostri agricoltori nelle loro programmazioni, fornendo varietà idonee per ogni ciclo di trapianto. Ne è un esempio il melone retato, dove la nostra Ricerca sta lavorando per offrire una gamma completa di varietà che va dai trapianti più precoci a quelli più tardivi, rispettivamente con Gresini, Bernini, Mercalli e Torricelli”. (lg)

Simona Parenti, Account Manager anguria e melone Nord Italia

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