Filiera, meccanizzazione e mercato: il nocciolo di Op Terremerse conquista terreno

Raggiunti 400 ettari. Tecnici e produttori a confronto negli Open Day di Italia Ortofrutta

Filiera, meccanizzazione e mercato: il nocciolo di Op Terremerse conquista terreno

Corre veloce il progetto nocciolo promosso dall’Op Terremerse, che ha raggiunto la soglia dei 400 ettari coltivati, confermando il percorso verso i 500 ettari previsti nei prossimi anni. Proprio in concomitanza con la raccolta, ancora in corso in queste settimane, l’Op ha promosso ieri un incontro tecnico in campo, occasione di confronto diretto tra i referenti di Terremerse e i produttori. L’iniziativa si è inserita negli Open Day di Italia Ortofrutta, parte integrante del progetto Ortofrutta Experience.

Ad aprire i lavori è stato Marco Casalini, presidente di Op Terremerse, che ha ricordato come l’azienda Sirri di Forlì, sede dell’incontro, sia stata tra le prime ad aderire al progetto già cinque anni fa. «Riteniamo che il nocciolo possa rappresentare una valida alternativa a specie oggi in difficoltà – ha sottolineato Casalini – anche per motivi legati alla carenza di manodopera, un problema che in questo caso non si pone, poiché la coltura è completamente meccanizzabile».
Il presidente ha evidenziato però come la redditività resti legata innanzitutto al mercato: «Per questo abbiamo costruito un vero progetto di filiera. Non a caso il nostro slogan è “nessuno si salva da solo”. Solo coinvolgendo tutti gli attori della catena si può generare valore e garantire una posizione più solida rispetto al singolo imprenditore agricolo».

Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta

A seguire è intervenuto Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta, che ha sottolineato il valore degli Open Day come strumenti di divulgazione oltre i confini del settore. «La nostra unione raggruppa 160 OP, pari al 60% del totale nazionale – ha ricordato – ed è nostro dovere aprirci anche ai non addetti ai lavori. Con iniziative come Ortofrutta Experience vogliamo far conoscere ciò che facciamo, perché spesso il consumatore non sa cosa accade dietro le quinte della filiera. Solo facendo conoscere il nostro lavoro possiamo farlo apprezzare davvero».

Falconi ha inoltre ricordato che l’appuntamento in Romagna rappresenta la tredicesima tappa su quindici previste quest’anno, ma che nel 2026 il calendario sarà ancora più ricco: «Arriveremo a oltre 35 tappe, consapevoli che abbiamo molto da raccontare e condividere».

Nella foto: Ilenio Bastoni, direttore del settore ortofrutta e di Op Terremerse

Nel merito del progetto è intervenuto Ilenio Bastoni, direttore del settore ortofrutta e di Op Terremerse, che ha evidenziato come la crescita delle superfici coltivate testimoni l’interesse crescente per il nocciolo anche in areali non tradizionali, come la Romagna. «I produttori – ha spiegato – apprezzano i vantaggi tecnico-agronomici della coltura: bassi costi di impianto, facilità di meccanizzazione, longevità e ridotta necessità di trattamenti fitosanitari. A questo si aggiunge la serietà con cui abbiamo costruito la filiera, grazie anche alla collaborazione con Ferrero, che non si limita ad acquistare il prodotto ma mette a disposizione il proprio know-how prezioso».

Bastoni ha poi rimarcato il ruolo dell’Op come punto di riferimento per i soci: «Analizziamo i mercati, costruiamo proposte concrete anche sul piano finanziario – con contributi che possono coprire i costi delle piante e dell’impianto di irrigazione – e investiamo in competenze tecniche e ricerca. Tutto ciò è propedeutico a generare valore e dare maggiore certezza ai produttori in un contesto dove i margini di errore si sono azzerati. In passato era possibile sbagliare, oggi non più».

La giornata si è conclusa con l’intervento tecnico di Giovanni Zarantonello, referente Op Terremerse per il progetto nocciolo, che ha illustrato in campo alcuni aspetti pratici della coltura. «L’impianto che visitiamo oggi è al quinto anno ed è quindi entrato in produzione – ha spiegato –. La raccolta è totalmente meccanizzata e si svolge in due passaggi nell’arco di un paio di settimane, grazie a macchine facilmente adattabili a qualsiasi trattrice da frutteto, che convogliano il prodotto in bins coperti. Un cantiere è in grado di raccogliere un ettaro in circa due ore».

Zarantonello ha ricordato che gli impianti non sono particolarmente fitti (con sesti 5x3) e che ogni cinque file di varietà commerciale occorrono due file di impollinanti; la cultivar più utilizzata è la Giffoni, capace di garantire rese superiori ai 35 quintali per ettaro. Parallelamente, sono in corso progetti di ricerca con esperti italiani e internazionali per testare nuove selezioni, soprattutto in relazione agli effetti del cambiamento climatico.

«È bene ricordare – ha aggiunto – che ci troviamo in un frutteto a tutti gli effetti e, come tale, richiede attenzione nella gestione: dall’irrigazione, per cui consigliamo due ali gocciolanti interrate, fino alla concimazione. Nulla di trascendentale, anzi: rispetto ad altre colture frutticole gli input risultano decisamente più bassi».

Con questo approfondimento tecnico si è chiusa una giornata che ha messo in evidenza non solo le prospettive agronomiche e di mercato del nocciolo, ma anche il valore della collaborazione di filiera, vero punto di forza del progetto di Op Terremerse.

Nella foto di apertura da sinistra: Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta, Marco Casalini, presidente di Op Terremerse, Ilenio Bastoni, direttore del settore ortofrutta e di Op Terremerse e Giovanni Zarantonello, referente tecnico Op Terremerse per il progetto nocciolo