L'ANTITRUST BLOCCA XANGO: IL “SUCCO DEI MIRACOLI” NON CURA LE MALATTIE

L'ANTITRUST BLOCCA XANGO: IL “SUCCO DEI MIRACOLI” NON CURA LE MALATTIE
Non è affatto vero che il prodotto ha le proprietà terapeutiche vantate, anzi, e il sistema usato per la vendita si basa su una “pratica commerciale scorretta”. Sono queste le motivazioni di fondo che hanno indotto l’Antitrust a bloccare la vendita di Xango, la bibita al gusto di mangostano che paventava qualità curative straordinarie. E non solo, l’Autorità per la tutela del mercato ha deciso di infliggere anche una multa di 250 mila euro alla società Xango Italy, filiale italiana di una multinazionale americana, la Xango Llc.
“Quarantaquattro problematiche, una soluzione” reclamizzavano i depliant pubblicitari. Ed era proprio questa la forza di Xango. Secondo i venditori, infatti, preveniva le malattie e curava qualsiasi problema di salute, dall’insonnia all’Alzheimer, dal mal di testa al Parkinson, dal morbo di Chron ai dolori mestruali.
Commercializzato in un’elegante bottiglietta dalla silhouette slanciata, Xango, a differenza di tutte le altre bibite, non si trovava disponibile sul mercato con facilità. Da quando era stato introdotto in Italia, il succo “miracoloso” era stato venduto attraverso una rete speciale e capillare, con una sorta di passaparola su internet. Era gestito da un’organizzazione piramidale strutturata tipo catena di Sant’Antonio composta da ben 21 mila persone tra capi, coordinatori e "adepti" sparsi in ogni Regione. Il succo, veduto al prezzo di 28 euro a bottiglietta da tre quarti di litro, in poco tempo ha visto raddoppiare i propri fatturati di vendita: da poco più di 500 mila euro al mese all’inizio del 2010 a 1 milione nelle ultime settimane dell’anno.
Nel corso dell’indagine i tecnici dell’Antitrust hanno inoltre verificato che non è vero neppure che Xango sia il succo concentrato della mangostina (così si chiamerebbe il frutto), il frutto esotico originario della Thailandia, delle Isole della Sonda e dell’Arcipelago delle Molucche. In realtà questo è presente solo in quantità modeste, il resto è succo di mela, uva, mirtillo, lampone, fragola, ciliegia e purea di pera.
Infine, circa le proprietà terapeutiche si è pronunciata anche l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza dei cibi e delle bevande) che ha rilevato “l’assenza di sostegno scientifico ai claim salutistici utilizzati per le caratteristiche del frutto in questione, in ragione dell’assenza di qualsivoglia nesso eziologico tra il suo consumo e la protezione nei confronti del Dna”. In altre parole non esiste alcun rapporto scientifico e provato fra il consumo di Xango e le malattie che "dovrebbe" curare.

Fonte: Il Fatto Quotidiano