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Marocco, il nuovo motore ortofrutticolo del Mediterraneo: l’export vale 3,7 miliardi di euro
In vent’anni le spedizioni oltreconfine sono quintuplicate a valore e più che raddoppiate a volume

Negli ultimi giorni il Marocco è tornato sotto i riflettori internazionali per le proteste e i movimenti sociali che vedono protagonisti i giovani della Generazione Z, simbolo di un Paese che cambia volto e ambizioni. È una generazione che non sogna più l’Europa come meta di fuga, ma sceglie di restare, vivere e lavorare nella propria terra, contribuendo a costruire un futuro diverso. Un cambiamento culturale e sociale che trova un parallelo perfetto anche nell’economia reale — e in particolare nell’ortofrutta — dove il Marocco si è trasformato, in vent’anni, in una potenza emergente del Mediterraneo.

Esportazioni da record: +120% in volume, valore quintuplicato
I numeri parlano da soli: tra il 2005 e il 2023 le esportazioni ortofrutticole marocchine sono cresciute del 120% in volume e, soprattutto, si sono quintuplicate in valore, a conferma di un salto di qualità strutturale. La produzione è aumentata del 25%, un ritmo non eccezionale in sé, ma reso straordinario dalla capacità del Paese sahariano di puntare con decisione su prodotti ad alto valore aggiunto. È il caso dei frutti di bosco, dell’avocado e del pomodoro, oggi veri e propri ambasciatori del Made in Morocco nel mondo: segmenti di nicchia solo vent’anni fa, oggi riconosciuti a livello globale per qualità e costanza di fornitura.
Un Paese giovane e in crescita che consuma di più
Non meno interessante è il fronte interno. Con una popolazione passata in vent’anni da 28 a 38 milioni di abitanti – una crescita del 35% – il Paese sta vivendo un’espansione demografica che sta cambiando le abitudini di consumo. Da un lato aumenta la forza lavoro disponibile per l’agricoltura, dall’altro cresce la domanda interna di frutta e verdura, anche per prodotti nuovi e “non tradizionali”, segno di un’evoluzione del gusto e di un maggiore potere d’acquisto. Il Marocco non è più soltanto un esportatore, ma un mercato in fermento, che impara a consumare ciò che produce e, sempre più spesso, anche ciò che importa.

Frutta, produzione in crescita: sorprendono le mele, vola l’avocado
Sul fronte produttivo frutticolo c’è stata una crescita del 33% in circa 20 anni, trainata da Avocado (+ 786%), pomacee, in particolare mele (+147%), datteri (+126%) frutti di bosco (+108%) e drupacee (+90%). Più stabile, invece, la situazione per gli agrumi (+16%), dove si segnala un calo marcato della produzione di arance, compensato da un aumento di mandarini. Infine si registrano lievi diminuzioni per meloni, angurie e uva da tavola. Nel complesso, la produzione di frutta è passata da meno di 4 milioni a una media annua di oltre 5 milioni di tonnellate, con agrumi, pomacee e meloni che rappresentano oltre il 66% del totale.

Ortaggi: comparto in crescita (a parte le cipolle)
Per il comparto orticolo, la crescita complessiva della produzione è stata del 17%, ma con dinamiche differenti a seconda delle colture. Le cipolle hanno registrato un calo e le carote una stabilizzazione, mentre gli altri ortaggi destinati all’esportazione mostrano incrementi importanti, a doppia cifra, a partire dal pomodoro che sfiora 1,5 milioni di tonnellate.

L’export frutticolo cambia volto: addio arance, boom di avocado e berries
Per quanto riguarda l’export, i dati relativi alla frutta mostrano un’evoluzione profonda fra le quota delle diverse categorie, con il risultato finale che, a volume, in circa 10 anni sono aumentate del 50% superando il milione di tonnellate. Tra gli agrumi, le arance – un tempo simbolo dell’ortofrutta marocchina – sono quasi scomparse dai mercati internazionali: dalle 256.000 tonnellate esportate nel 2005 si è passati a sole 38.000 nel 2023. A compensare questo calo sono stati i mandarini, diventati ormai il principale frutto esportato del comparto agrumicolo, mentre limoni e pompelmi restano marginali. Anche i meloni hanno conosciuto un’espansione notevole: la spinta è arrivata grazie alla precocità della produzione nella parte meridionale del Paese che trova sbocco sui mercati europei, in particolare in Francia e Spagna, dove la domanda è in forte crescita, mentre per la angurie si registra un calo probabilmente determinato dalla competizione crescente di altri paesi come il Senegal.
Un caso emblematico è quello dei frutti di bosco: fino a pochi anni fa dominavano le fragole, ma oggi mirtilli e lamponi rappresentano l’85% della produzione destinata all’esportazione. L’avocado, invece, è la vera rivoluzione verde del Marocco. Quasi inesistente fino a un decennio fa, la sua coltivazione si è rapidamente affermata, fino a superare la Spagna in termini di volumi produttivi. I dati aggiornati alla campagna 2024/25, mostrano delle esportazioni hanno superato le 100.000 tonnellate, con Spagna e Francia come principali destinazioni.

Export orticole: pomodoro inarrestabile, ma è tutto il comparto a crescere
I pomodori, vero pilastro dell’export marocchino, rappresentano quasi il 50% delle esportazioni complessive a volume di ortaggi, e sono quadruplicate in vent’anni superando 600 mila tonnellate. Seguono peperoni e fagiolini, che insieme valgono il 22%. Tutti i prodotti mostrano comunque una crescita sostenuta, con un incremento complessivo del 240% negli ultimi anni.

Export a valore: Pomodoro verso il miliardo di euro
La classifica dei primi 10 prodotti ortofrutticoli più importanti dell’export marocchino a valore, vedono il pomodoro primeggiare, con quasi un miliardo di euro, poi clementine e mandarini con oltre 350 milioni di euro. Notevole la performance di mirtilli e lamponi che muovono oltre 600 milioni di euro e dell’avocado che supera i 130 milioni di euro.

Importazioni (di frutta) in crescita e gusti che si evolvono
Sul versante delle importazioni, il quadro mostra un cambiamento di mentalità. La crescita di quasi il 300% è in particolar modo dominata dalla frutta (che vale l’80%) ed indica come il Marocco stia diventando anche un mercato sempre più aperto e diversificato. I datteri restano un prodotto simbolo della cultura alimentare nazionale: la produzione interna è raddoppiata, ma il Paese continua a importarli da Egitto, Emirati Arabi, Tunisia e Algeria. Parallelamente, cresce il consumo di banane, sostenuto da un forte aumento della produzione locale, mentre l’import di mango, ananas, cachi e kiwi testimonia la curiosità dei consumatori marocchini verso nuovi sapori tropicali. L’avocado, inoltre, è ormai entrato stabilmente nella dieta nazionale, con importazioni nei mesi in cui la produzione domestica è assente (da aprile a settembre).
Sul fronte delle importazioni orticole, i volumi restano modesti: l’unico prodotto in aumento significativo è l’aglio, passato da 6.000 a 15.000 tonnellate.

Destinazioni commerciali: guidano Francia e Spagna; bene UK e Olanda
Il dato economico complessivo parla chiaro: il valore delle esportazioni marocchine di frutta e verdura è cresciuto del 500% in vent’anni, passando da 625 milioni di euro a 3,772 miliardi di euro. Le principali destinazioni restano europee: Francia e Spagna assorbono insieme il 46% delle spedizioni, seguite da Regno Unito e Paesi Bassi con il 29%. Le esportazioni verso Stati Uniti e Canada riguardano prevalentemente agrumi, mentre complessivamente l’Europa rappresenta l’88,8% dell’export ortofrutticolo marocchino, le Americhe il 6,4%, l’Africa il 2%, i Paesi arabi l’1,4% e l’Asia appena lo 0,7%.

Europa al centro, Italia ai margini?
I rapporti commerciali con l’Italia restano marginali ma costanti, con il Marocco a mantenere una posizione di vantaggio grazie alle circa 25 mila tonnellate esportate nel 2024. Le esportazioni italiane verso il Marocco, invece, si fermano a 738 tonnellate nel 2024, concentrate su mele (circa 300 tonnellate l’anno) e kiwi (200 tonnellate), con un picco registrato nel 2016, quando le spedizioni di mele superarono le 1.000 tonnellate. Nei primi sei mesi del 2025 l’Italia ha esportato 211 tonnellate di mele, confermando una tendenza stabile. Dall’altra parte, le importazioni italiane dal Marocco restano contenute ma in evoluzione. Nel 2022 l’Italia ha importato 1.100 tonnellate di pomodori e circa 100 tonnellate di angurie e meloni; nel 2024 sono arrivate 735 tonnellate di avocado, 322 tonnellate di agrumi e 300 di angurie. Nei primi sei mesi del 2025, invece, le importazioni ammontano a 1.091 tonnellate di avocado, 671 di agrumi e 145 di angurie. Va da sé che questo è il dato rilevato tramite importazione diretta da importatori italiani, mentre ciò che viene triangolato tramite Spagna e Francia, ricade come import da quei Paesi. Quindi il dato è decisamente sottostimato rispetto alla realtà dei fatti.
Una crescita senza confini
È evidente, come in vent’anni il Marocco abbia compiuto un vero salto di qualità, passando da esportatore regionale a protagonista riconosciuto nei mercati europei grazie a una strategia chiara: puntare da un lato su prodotti ad alto valore come avocado, frutti di bosco e pomodoro e, dall’altro lato, con prodotti con i quali può competere per l’ottimo rapporto qualità prezzo (vedi meloni, angurie e drupacee). Un percorso di crescita costante che conferma il Marocco come uno dei poli più competitivi e dinamici del Mediterraneo, sempre più orientato all’export e capace di rispondere rapidamente alle richieste del mercato europeo, anche in termini di prodotto certificato.



















