Attualità
Agricoltori italiani in prima linea a Bruxelles contro la riforma della Pac
“Tagliare le risorse significa indebolire sicurezza alimentare e territori”

Bruxelles torna a essere teatro della protesta agricola europea. Migliaia di agricoltori provenienti da diversi Paesi dell’Unione sono scesi in piazza per contestare la proposta della Commissione europea sulla Politica agricola comune post 2027, che prevede un taglio significativo delle risorse e il superamento dell’attuale architettura della Pac a favore di un fondo unico. Una mobilitazione ampia, partecipata, che ha visto una forte presenza italiana. Al centro della contestazione, il ridimensionamento del bilancio agricolo comunitario, stimato in oltre il 20%, e il rischio di indebolire uno dei pilastri storici dell’integrazione europea, con effetti diretti su redditi agricoli, produzione alimentare, presidio del territorio e coesione sociale.
Coldiretti: “Tagliare la Pac significa colpire la sovranità alimentare europea”
Con migliaia di agricoltori in piazza e slogan durissimi contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, Coldiretti ha denunciato quella che definisce una deriva tecnocratica dell’Unione europea, sempre più distante dai cittadini e dalle imprese agricole. Secondo l’organizzazione, il taglio complessivo di 90 miliardi di euro alla Pac – di cui 9 miliardi a carico dell’Italia – mina la sovranità alimentare del continente e apre la strada a un aumento delle importazioni da Paesi extra-Ue privi di adeguati standard ambientali, sanitari e sociali.

“Le crisi geopolitiche e commerciali hanno dimostrato quanto il cibo sia strategico – ha sottolineato il presidente Ettore Prandini –. Mentre Stati Uniti e Cina investono massicciamente sull’agricoltura, l’Europa decide di tagliare le risorse, compromettendo competitività, innovazione e capacità produttiva. Così si favorisce l’ingresso di prodotti che non rispettano le nostre regole e si penalizzano le aziende europee”. Coldiretti ribadisce di non essere contraria agli accordi commerciali, ma chiede reciprocità reale e tutele effettive, a partire dal dossier Mercosur. Netta anche la critica al fondo unico, giudicato incompatibile con la stabilità necessaria alle imprese agricole. “Siamo europeisti convinti – ha aggiunto il segretario generale Vincenzo Gesmundo – ma questa Europa ha bisogno di cambiare rotta. No all’utilizzo dei fondi agricoli per altre finalità e sì a una Pac forte, autonoma e realmente democratica”.
Cia-Agricoltori Italiani: “Con questa riforma a rischio 270mila aziende”
Parole altrettanto dure arrivano da Cia-Agricoltori Italiani, presente a Bruxelles con una folta delegazione guidata dal presidente nazionale Cristiano Fini. Secondo le stime dell’organizzazione, la proposta di riforma della Pac post 2027 potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di circa 270mila aziende agricole italiane, pari a quasi un terzo del totale, colpendo soprattutto le realtà più piccole e fragili.

“Non è una semplice revisione tecnica, ma un cambio di paradigma – ha affermato Fini –. Smantellare la Pac significa indebolire l’Europa e compromettere la sicurezza alimentare. Solo in Italia, il taglio del 22% delle risorse e il fondo unico potrebbero provocare chiusure diffuse, in particolare nelle aree interne e rurali”.
Le ricadute, secondo Cia, sarebbero differenziate ma pesanti su tutto il territorio nazionale, con effetti rilevanti su seminativi, olivicoltura e zootecnia. Una scelta giudicata ancora più miope alla luce del contesto internazionale. “Non possiamo permetterci di disinvestire sull’agricoltura mentre le altre potenze globali rafforzano il sostegno al settore primario”, ha aggiunto Fini, rilanciando anche la richiesta di maggiore fermezza sugli accordi commerciali e di una semplificazione concreta delle norme.
Copagri: “Così si indebolisce il primario europeo”
Presente a Bruxelles anche Copagri, con una delegazione guidata dal presidente Tommaso Battista, che ha espresso forte preoccupazione per la proposta di riforma della Pac post 2027 e per il taglio di oltre il 20% del bilancio agricolo comunitario. “Si tratta di un compromesso al ribasso che incide sulla redditività delle imprese agricole e mette a rischio la sicurezza alimentare dell’Unione”, ha dichiarato Battista, sottolineando come la proposta possa compromettere anche la sostenibilità ambientale e sociale di un settore centrale per la tutela e il presidio del territorio.

Nel mirino della Confederazione Produttori Agricoli soprattutto l’ipotesi del fondo unico, che rischia di diluire le specificità dell’agricoltura all’interno di obiettivi troppo generici, frammentando le politiche tra gli Stati membri e riducendo competitività e capacità di investimento. “Servono certezze su reddito, ricambio generazionale, gestione del rischio e sostenibilità – ha concluso Battista – e un ruolo più incisivo del Parlamento europeo per correggere una proposta che, così com’è, non tutela il primario”. (aa)
Fonte Ufficio stampa: Coldiretti, Cia e Copagri



















