Kiwi, segnali discordanti

Vendite in rosso nei primi dieci mesi. L'inflazione non si sente

Kiwi, segnali discordanti

Kiwi in rosso. E non parliamo di una nuova varietà, ma delle vendite del frutto. Secondo i dati del Monitor Ortofrutta di Agroter, infatti, da gennaio ad ottobre i volumi acquistati dagli italiani nel canale della distribuzione moderna sono in calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2021. E nonostante una inflazione galoppante anche le vendite a valore sono in riduzione: -2%.

Il kiwi, una categoria che incide mediamente tra il 2 e il 3% sull'intero reparto ortofrutta, sta vivendo un'annata difficile. C'è una stagnazione generale dei consumi, è vero, ma analizzando le performance del frutto si nota come l'autunno – con le temperature quasi estive – non ha certo giovato alle vendite. I quantitativi, infatti, sono in calo a doppia cifra.

Il prodotto neozelandese è praticamente arrivato alla fine della sua stagione e ora è il momento del kiwi Made in Italy. Produzioni che quest'anno avranno una forte concorrenza per la presenza del prodotto dalla Grecia, commercializzato a prezzi inferiori. L'offerta italiana deve fare i conti anche gli strascichi dell'estate siccitosa, che hanno stressato le piante e portato a calibri ridotti. 
 

Gli aumenti dei costi produttivi, dall'energia al packaging, hanno ovviamente impattato anche su questa categoria, che già aveva prezzi di vendita medio alti e probabilmente ha incontrato difficoltà a ritoccarli ulteriormente. Per un kiwi verde premium della Nuova Zelanda, per esempio, fino a qualche settimana fa si incontravano prezzi in distribuzione tra i 7 e i 9 euro il chilo.

Il kiwi verde resta leader delle vendite, con quote ancora importanti, ma l'avanzata dei gialli non si arresta grazie al miglioramento qualitativo e alla spiccata dolcezza: i prezzi medi elevati (8-10 euro il chilo) non spaventano. Stesso discorsi per i nuovi kiwi rossi, dove la battuta di cassa viaggia tra i 10 e i 12 euro il chilo, i quali stanno conquistando i consumatori.

Il prodotto confezionato e a peso imposto è quello che va per la maggiore nella distribuzione moderna, ed è la proposta che sta reggendo meglio: è preferita dai consumatori per praticità d'acquisto e per la garanzia di salubrità e qualità dei frutti. Però nell'ultimo anno proprio i materiali di confezionamento hanno registrato aumenti nei costi. La vendita sfusa è in calo, maggiormente presente per i calibri più importanti. 

L'annata, come anticipato, non è semplice. Ma se guardiamo l'evoluzione della categoria possiamo essere ottimisti: il kiwi vive una fase di crescita, di rinnovamento e per il futuro si può essere speranzosi. Il mondo produttivo ha fatto passi da gigante per migliorare la proposta qualitativa e commerciale; di conseguenza anche gli assortimenti in Gdo si sono evoluti, anche grazie all'aiuto di importanti azioni di marketing. La presenza costante di brand consolidati e l'arrivo sul mercato di nuove varietà, sono fattori che hanno contribuito a segmentare l'offerta. Un trend cavalcato anche da diverse insegne, che hanno vestito i kiwi con il loro marchio, sia per le produzioni convenzionali che biologiche.

Il kiwi è quindi il candidato prediletto per rappresentare la gamma premium nel reparto ortofrutta, senza ovviamente tralasciare nella proposta commerciale una scelta ampia con scale prezzi per tutte le tasche, lavorando sui differenti calibri-pack.