La zucca vola nei reparti: prodotto servizio performante e tradizione che trainano i consumi

Dati e analisi dalla diretta IFN andata in onda ieri mattina

La zucca vola nei reparti: prodotto servizio performante e tradizione che trainano i consumi

Tradizione e innovazione – intesa come nuove varietà e soluzioni di prodotto-servizio – sono i due motori che stanno spingendo la crescita della zucca, oggi protagonista nei banchi della Gdo con performance a doppia cifra, sia in volume sia in valore. Un risultato ottenuto grazie a questo mix vincente, mentre la produzione continua a fare i conti con un clima sempre più imprevedibile e con criticità agronomiche aggravate dalla revoca di diversi principi attivi. Fattori che stanno comprimendo le rese, mentre il miglioramento genetico lavora per mettere a punto varietà capaci di resistere alle nuove pressioni e garantire al contempo standard qualitativi elevati.

Sul fronte produttivo, inoltre, il successo della coltura ha attirato una moltitudine di piccoli operatori improvvisati, alimentando tensioni di mercato che, con buona probabilità, si riassorbiranno nelle prossime settimane.
È questo, in sintesi, il quadro emerso dalla diretta social organizzata ieri mattina da IFN, dedicata a uno dei simboli dell’ortofrutta in questo periodo autunnale: la zucca. Al confronto hanno partecipato rappresentanti di primo piano della filiera. Per la produzione, Cristiana Furiani, amministratrice delegata di Geofur e Maurizio Carbonini, responsabile commerciale di Mantuafruit. Sul versante del miglioramento genetico è intervenuto Sandro Seri, sales manager Cucurbitacee di Enza Zaden. Per la Distribuzione moderna hanno portato la loro testimonianza Matteo Rossi, group category manager ortofrutta di Conad Centro Nord e Salvatore Garofalo, responsabile acquisti ortofrutta di Tatò Paride.

Un comparto in trasformazione: i dati che aprono il dibattito
Ad aprire l’incontro è stato, come di consueto, il direttore di IFN Roberto Della Casa, che ha delineato il perimetro del comparto partendo da un elemento tutt’altro che marginale: la scarsità di fonti ufficiali affidabili. “La zucca è un prodotto particolare – ha spiegato – perché pur avendo una presenza sempre più capillare nella Gdo, soffre di una carenza storica di dati istituzionali. Grazie alla collaborazione con Enza Zaden siamo riusciti a stimare con maggiore precisione le superfici investite in Italia, che oggi si aggirano intorno ai 5 mila ettari”.

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Numeri in crescita, dunque, come conferma anche l’andamento dei consumi: negli ultimi due anni il comparto ha registrato un’impennata dei volumi pari al 20% (2022-2024), con i discount protagonisti assoluti di questo boom grazie a un +60% che fotografa una categoria capace di intercettare nuovi consumatori. Ancora più significativo l’incremento a valore, +37% dal 2020, trend in cui la distribuzione a insegna e il dettaglio tradizionale giocano un ruolo complementare ma comunque positivo.

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Sul fronte stagionale, la curva del consumo si sta progressivamente ampliando: ottobre e novembre restano i mesi “forti”, ma nell’arco invernale si mantiene una continuità sempre più evidente, con vendite soddisfacenti fino a marzo. Solo nei mesi estivi l’interesse si affievolisce, pur non scomparendo del tutto, segno di un prodotto ormai interiorizzato dai consumatori.

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Gdo in prima linea: crescita strutturale e nuove abitudini di acquisto
Una fotografia che trova riscontro nei dati della distribuzione moderna. “La categoria è in crescita costante”, ha confermato Matteo Rossi. “Fino alla settimana 45 il comparto fa segnare un +13% a valore. Nel nostro caso rileviamo una lieve inflazione – circa quattro punti – dovuta alla crescente incidenza dei prodotti servizio, che hanno un prezzo unitario più alto. A volume si osserva una leggera flessione, fisiologica dopo il boom dell’anno scorso. Ma la performance resta solida: la zucca rappresenta lo 0,8% del fatturato annuo dell’ortofrutta”.

Interessanti le differenze territoriali: “In Emilia, dove il consumo è storicamente radicato, l’incidenza è maggiore rispetto alla Lombardia”, ha evidenziato Rossi.

Sul fronte delle tipologie, la leadership è netta: la verde (Delica), nella rete di Conad Centro Nord vale da sola il 40% del fatturato, seguita dalla lunga gialla – butternut e violina – con il 20%. Rilevante anche il ruolo della zucca di Halloween, che esprime il 5% del valore ed è la referenza con l’euro/chilo più alto. A completare l’offerta arrivano varietà come Hokkaido, assieme al prodotto servizio, che ormai genera circa il 30% delle vendite e il cui cubettato sta mostrando performance particolarmente dinamiche.

Anche il Sud Italia, come ha spiegato Salvatore Garofalo, vive una fase molto positiva: “Siamo presenti  in Puglia, Basilicata e Campania. Nel biennio abbiamo osservato una crescita in doppia cifra tanto a valore quanto a volume. La stagionalità si sta allungando e oggi il consumatore è molto più ricettivo: questo ci stimola a lavorare su esposizioni più ampie, comunicazione dedicata e indicazioni d’uso. L’aspetto interessante è che la crescita delle zucche compensa i cali registrati da altre categorie del reparto”.

Nelle regioni meridionali, resta fortissimo il legame con le varietà locali: Tonda Napoli in Campania, Rugosa del Gargano in Puglia, spesso consumata non solo per la polpa ma anche per le infiorescenze. “Le varietà locali continuano a essere centrali nel nostro fatturato – ha aggiunto Garofalo – seguite dalle nazionali come Butternut e Delica. Stiamo lavorando anche su Hokkaido, introdotta da poco, mentre la zucca di Halloween pesa oggi il 2-3%”.

Il lato critico riguarda l’ingresso di molti produttori improvvisati: “Negli ultimi anni la coltura ha attirato operatori piccoli o non strutturati, generando momenti di sovrapproduzione che hanno inciso sulle quotazioni e penalizzato le aziende più organizzate”.

La campagna in corso: rese penalizzate e un mercato condizionato dagli “improvvisati”
Le testimonianze dei produttori hanno evidenziato un’annata complessa dal punto di vista delle rese, in netto peggioramento rispetto a quelle del passato. “Non siamo una realtà grande, ma puntiamo molto sulla qualità – ha dichiarato Cristiana Furiani – e abbiamo aumentato leggermente le superfici per rispondere alla domanda. Quest’anno, però, abbiamo riscontrato rese inferiori a causa di condizioni climatiche difficili. Riusciamo a compensare parzialmente grazie alla coltivazione in areali particolarmente vocati, che ci permettono di mantenere elevati standard qualitativi”.

Sul fronte del mercato, il fenomeno più evidente è l’ingresso massiccio di piccoli produttori non strutturati. “Le remunerazioni positive delle ultime campagne hanno spinto molti nuovi operatori a cimentarsi nella zucca”, ha proseguito Furiani. “Il risultato è stato un afflusso eccessivo di prodotto nelle prime settimane, che ha spinto i prezzi verso il basso. Prevediamo un riequilibrio nella seconda parte, perché chi non dispone di strutture di frigoconservazione uscirà rapidamente dal mercato, lasciando spazio alle aziende più organizzate”.

Una dinamica confermata anche da Maurizio Carbonini: “La domanda è crescente e anche noi abbiamo ampliato le superfici. Le rese, però, non sono state abbondanti. Il problema principale è la pressione sui prezzi determinata dalle aziende improvvisate, che vendono rapidamente senza pianificazione. Questo mette in difficoltà soprattutto le realtà che puntano su un prodotto premium, con costi di produzione più elevati, anche se nelle prossime settimane ci aspettiamo quindi un riallineamento verso l’alto delle quotazioni”

Sul fronte dell’import, Carbonini segnala una novità: “Il prodotto dal Senegal arriverà in anticipo, probabilmente già a metà gennaio. Negli anni si è guadagnato una buona reputazione e si colloca in un periodo di mercato poco affollato con quotazioni interessanti”.

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A livello macro, l’Italia resta importatore netto: «L’export oscilla tra 5 e 10 mila tonnellate, mentre l’import è in forte sviluppo e ha addirittura raddoppiato i volumi dal 2020 al 2024», ha ricordato Della Casa.

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Ricerca genetica: resistenze, stress climatici e nuove varietà per una filiera più robusta
Il quadro produttivo è stato completato dall’analisi tecnica di Sandro Seri, che ha illustrato l’impatto delle variabili climatiche e della riduzione dei principi attivi. “La variabilità meteo è la criticità principale: quest’anno, per esempio, le alte temperature in fase di fioritura hanno ridotto l’allegagione, fenomeno tipico nelle cucurbitacee come la zucca. Il successivo ritorno delle temperature alla norma ha favorito una nuova allegagione più avanti nel tempo, generando una sequenza di alti e bassi difficile da gestire in campo”.

A questo si aggiunge la continua revoca di molecole fitosanitarie. “È chiaro che in questo scenario la genetica assume un ruolo strategico. Lavoriamo su resistenze ai virus, ridotta attrattività per i patogeni e tolleranza agli stress ambientali, fra cui la siccità, tema sempre più centrale. L’obiettivo è offrire al produttore varietà che uniscano produttività, qualità organolettica e buona conservabilità, fondamentali per la vendita e il posizionamento commerciale”.

Enza Zaden è attualmente impegnata su sei famiglie varietali: moscata (di cui è leader di mercato), butternut (“Matilda”), Hokkaido, Kabocha/Delica, Kent e varietà grigie. “Tra le nostre varietà più rilevanti cito Spring Light, una Hokkaido resistente a tre virus, e la Spellcast, che definiamo “mini moscata”: stessa estetica della moscata tradizionale, ma con pezzatura ridotta (2-3 kg), polpa molto abbondante e conservabilità elevata”.

La discussione si è poi concentrata sugli elementi strategici del comparto in ottica futura, che approfondiremo nelle prossime edizioni. Per rivedere la puntata clicca qui sotto.