Dal campo
Radicchio di Verona IGP, la campagna 2025 parte con volumi e qualità al top
Cristiana Furiani (OP Geofur): «Comunicazione, promozione e packaging sono le leve della crescita»

«Se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo guardare con ottimismo a questa campagna del Radicchio di Verona IGP: qualità e volumi sono eccellenti, grazie a un’estate che, con le sue piogge regolari, ha favorito lo sviluppo delle piante e a un autunno caratterizzato dal freddo che ha esaltato croccantezza e colore, accendendo al contempo la domanda». Con queste parole, Cristiana Furiani, amministratrice delegata di OP Geofur e presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona IGP, sintetizza per IFN l’avvio della stagione per quella che è a tutti gli effetti la punta di diamante dell’azienda di Legnago (Verona), che produce un’ampia quantità di questo ortaggio con varie lavorazioni disponibili.
Un percorso di crescita che non si spiega solo con l’eccellenza intrinseca del prodotto. «Il radicchio di Verona IGP sta conquistando quote di mercato anno dopo anno – spiega Furiani – e questo risultato è frutto di una strategia precisa: non basta avere un prodotto buono, serve saperlo raccontare, valorizzare e presentare al consumatore».

La strada intrapresa dal Consorzio e dalle imprese associate punta su tre direttrici chiare: comunicazione, promozione e innovazione di packaging. A fare scuola è il vassoio in cartone con due cespi di Radicchio di Verona IGP per un peso standardizzato di 350 grammi. Una proposta semplice e pratica, che sta riscuotendo un grande successo soprattutto tra i nuclei familiari più piccoli, garantendo al contempo una «battuta di cassa interessante» per la distribuzione.
La qualità rimane il primo ingrediente, ma la capacità di confezionarla in un formato funzionale e accattivante ha fatto la differenza, intercettando un consumatore moderno, attento sia all’origine sia alla praticità. «Questo mix – afferma Furiani – sta decretando il successo della nostra IGP e ha rimesso in moto un processo virtuoso: i produttori sono tornati a investire, ampliando progressivamente le superfici, perché finalmente vedono un ritorno economico dopo anni complessi».

La campagna 2025 parte quindi con basi solide, favorite anche dal clima. «Se è vero che l’estate piovosa ha penalizzato colture come l’anguria – osserva Furiani – per il radicchio è stata invece un vantaggio: crescita ottimale, parametri qualitativi impeccabili e una materia prima che oggi ci permette di affrontare il mercato con fiducia».
Ma il percorso di valorizzazione non si ferma qui. La vera sfida è allargare i confini del consumo. «Il nostro obiettivo di medio termine – conclude Furiani – è portare il radicchio di Verona anche in aree dove tradizionalmente non è consumato, come il Centro e il Sud Italia. Non sarà semplice, perché parliamo di un’abitudine radicata soprattutto nel Nord, ma il potenziale è enorme. È un percorso lungo, che richiederà investimenti mirati e continuità nella promozione, ma siamo convinti che il radicchio possa diventare un prodotto simbolo della dieta mediterranea in tutta la Penisola». (bf)
