Fragole, c’è spazio di crescita

L’evoluzione della filiera, dalle varietà attuali ai progetti futuri

Fragole, c’è spazio di crescita

A fronte di un lieve calo dei consumi, le fragole stanno conoscendo un periodo d’oro per quanto riguarda le quotazioni. La progressione sui prezzi è certamente anche conseguenza del miglioramento qualitativo ma occorre comunque garantire al mercato un equilibrio rispetto al percepito dei consumatori, per cui abbiamo cercato di approfondire il tema. Per questo ne abbiamo parlato ieri durante la nostra diretta dal titolo “Fragole, boom per i prezzi ma è allerta consumi” (clicca qui per rivederla), a cui hanno partecipato Carmela Suriano, direttore Nova Siri Genetics; Mirco Zanelli, direttore commerciale Apofruit; Gianluca Lucchi, vicedirettore Naturitalia; Annamaria Medici, responsabile Acquisti e Formazione Ortofrutta Multicedi e Pier Luigi Lauriola, responsabile ortofrutta Carrefour Italia

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“Le fragole presentano un andamento dei consumi leggermente in flessione – è stata l'apertura il nostro direttore Roberto Della Casa - e, dal 2021 fino al 2023, abbiamo per il totale mercato (Iper+ Super, Discount e tradizionale) un numero indice di 94 rispetto al 100 del 2019”.

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“L’andamento dei prezzi non ha poi nemmeno bisogno di commento: dal 2019 a oggi abbiamo registrato un incremento di quasi il 30%, su cui supponiamo abbia pesato un miglioramento qualitativo dell'offerta oltre all’incremento per effetti inflativi”.

Lo stesso scenario è stato confermato anche dal retailer Multicedi, la cui responsabile Acquisti e Formazione Ortofrutta Medici ha commentato: “Nel primo trimestre 2024 c’è stato lieve aumento dei prezzi e un ridimensionamento dei volumi, che siamo riusciti a contenere grazie una promo speciale per San Valentino diretta al pubblico più giovane, beneficiando dell'anticipo di presenza sul mercato della varietà Candonga®”. Le iniziative per contenere la perdita di volumi continueranno per tutta la rimanente parte della stagione, con “un prodotto dalla caratteristiche qualitative elevate, in confezioni specchiate ma oltre i 500 gr tradizionali, come i minicolli”.

C’è soddisfazione dal punto di vista economico anche da parte del vicedirettore Naturitalia, Gianluca Lucchi: “Questi primi tre mesi per noi sono stati positivi e oggi siamo circa a un terzo delle vendite previste per la stagione, che si caratterizza per allungarsi di anno in anno. Oggi possiamo contare su varietà che producono con maggiore regolarità e raramente tendono a verificarsi picchi di produzione come succedeva una volta: questo aiuta a calmierare il mercato. Inoltre, il clima (in questa settimana pasquale che rappresenta il clou per la stagione) non ha influito in negativo più di tanto: la pioggia c’è stata ma senza eccessi. Ad aiutare anche l'approccio al mercato dei competitor spagnoli, che hanno mantenuto prezzi alti, agevolando così l'offerta italiana”.

Per Carmela Suriano, direttore Nova Siri Genetics, alla base dello sviluppo del settore c’è il miglioramento genetico: “La domanda sta cambiando rapidamente e le varietà valide fino a qualche anno fa, oggi non funzionano più per le mutate condizioni climatiche. Inoltre, la filiera deve fare i conti con importanti modificazioni di alcuni elementi tecnici, come l’impoverimento dei suoli, la limitazione crescente all'uso di prodotti fitoiatrici necessari per la cura dei fragoleti e lo sviluppo metodi di coltivazione sempre più sostenibili che incidono, però, negativamente sui volumi realizzati. Oggi servono nuove cultivar per sostenere il mercato e la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella economica per i produttori”.

A fotografare la stagione sempre dal punto di vista della distribuzione, è intervenuto Pier Luigi Lauriola, responsabile ortofrutta Carrefour Italia: “Siamo al 25-30% dei volumi ipotizzati per questa campagna e la settimana scorsa eravamo in difficoltà sui volumi ma un'inflazione di 3 punti ha riportato comunque la cifra in positivo. È il primo anno che non abbiamo realizzato un volantino fragole per San Valentino, perché abbiamo preferito organizzare solo qualche promozione a ridosso della festività in base alla disponibilità e alle quotazioni del momento. Riscontriamo quindi anche noi la necessità di dare costanza alla qualità del prodotto e le nostre fragole a marchio vanno in questa direzione”.

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Il direttore di IFN ha evidenziato gli ultimi trend di consumo come emergono da una survey del Monitor Ortofrutta della scorsa settimana: “Le fragole hanno una penetrazione potenzialmente altissima, solo l’1% degli intevisti dichiara di non mangiarle, ma dall'inizio dell'anno solo il 43% degli intervistati le ha già mangiate, per cui oltre il 55% del potenziale non ha ancora provato il prodotto. Cosa dobbiamo aspettarci per il prosieguo della campagma?

A rispondere è stato Mirco Zanelli, direttore commerciale Apofruit: “A oggi il conferito nelle nostre regioni di riferimento (Basilicata e Campania) è pari al 30% del totale atteso per la stagione. La campagna si prospetta interessante, salvo eventuali sorprese climatiche: volumi e impianti si sono assestati, nonostante gli iniziali problemi dei trapianti. Il lavoro che si sta facendo sulle varietà è mirato a creare uniformità di fornitura lavorando sulla qualità del prodotto e sulle confezioni, ma l’effetto climatico sulla fragola, come sappiamo, è ancora molto forte. Una nota positiva è rappresentata dall’export, che per il nostro gruppo pesa per il 20% e nel 2023 ha avuto un forte incremento, a fronte del calo dei consumi sul mercato nazionale. Questo significa che Svizzera, Austria e Germania possono essere considerati come mercati di riferimento ma ci stiamo affacciando anche sul nord Europa, dove la ricerca della qualità è in costante crescita”.

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Venendo proprio al saldo commerciale delle fragole italiane, Roberto Della Casa ha evidenziato l'andamento dell’import: “ È passato dalle 40 mila tonnellate nel 2019 alle 24 mila nel 2023, in cui la Spagna, con 20 mila tonnellate nel 2023, la fa ancora da padrona. Il nostro Paese è ancora un importatore netto, dunque, ma ha quasi dimezzato la dipendenza dall'estero, a fronte di un export che è rimasto pressoché stazionario. Si può valorizzare ancora di più il prodotto italiano, magari redendendolo come offerta esclusiva?"

Al proposito, Medici ha elencato la strategia di Multicedi, che ha inserito nel proprio assortimento solo il prodotto italiano a partire dal 2023. “Lo scorso anno, da gennaio a giugno, abbiamo lavorato solo con il prodotto locale considerata anche la vicinanza della nostra catena ai principali areali produttivi, mentre da giugno a dicembre ci siamo riforniti con le fragole di montagna. Con questo ragionamento siamo riusciti ad ottenere un posizionamento più alto rispetto al prodotto di importazione e anche per questo 2024 vogliamo portare avanti la stessa strategia”.

Per capire quale evoluzione si prospetta per il prodotto italiano, è stata interpellata anche Suriano: “Le varietà che hanno portato grandi risultati alla fragolicoltura nazionale oggi non sono più sostenibili, per questo il settore necessita di soluzioni innovative a livello globale, dal vivaista al produttore, dal mercato al consumatore. Si tratta di identificare fragole rustiche e produttive, in grado di fruttificare dagli ultimi mesi dell’anno fino a giugno”.

Le fragole nazionali possono essere valorizzate anche sul fronte distributivo, come ha spiegato Lauriola: “Ormai le fragole, insieme ai frutti di bosco, rappresentano un comparto destagionalizzato e producono un livello di fatturato strategico per le insegne. Per questo abbiamo bisogno di segmentare in termini di fasce qualità/prezzo in base a provenienze, varietà, grammature e calibri. Oggi il nostro segmento più altovendente è quello delle fragole a marchio ‘Terre d’Italia’, rappresentate da una scelta monovarietale (Sabrosa ®) e vendute a un prezzo più alto rispetto alle altre refereze. Occorre però individuare il giusto rapporto qualità prezzo per portare il consumatore a incrementare la spesa”.

L’esperienza dei marchi si è rivelata vincente anche per Apofruit. “Con Solarelli siamo stati un po’ i precursori dei marchi. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: garantire qualità con continuità a un prezzo comunque abbordabile. Solo così riusciamo ad aumentare i consumi per l’alta gamma”.

Per il vicedirettore Naturitalia Gianluca Lucchi, per valorizzare il prodotto, è fondamentale una programmazione a cui collaborino sia produttori che distribuzione: “Se riusciamo a concordare le esigenze con i clienti, riusciamo poi a far girare il mondo produttivo a dovere e a remunerare correttamente il produttore”.

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Come saranno le fragole tra cinque anni? È questo l’orizzonte temporale su cui si sono confrontati gli attori della nostra diretta.

Dal lato dell’innovazione varietale, Suriano ha evidenziato: “La produzione si sta spostando verso il sud del mediterraneo per due elementi limitanti più a nord: la mancanza di manodopera e i costi di produzione sempre più alti; per questi motivi non possiamo competere con produzioni di altre parti del Mediterraneo. Noi mettiamo a disposizione innovazioni varietali che tengono presente il tema della qualità, quindi sapore, aroma, colore, consistenza e shelf life. Ora il nostro compito è quello di fornire materiale vivaistico certificato e precoce per mesi invernali e che garantisca anche il giusto ritorno economico per i produttori”.

Per il futuro della fragola c’è anche chi punta alla sua snackizzazione, come nel caso di Multicedi. “Insieme a un nostro produttore abbiamo realizzato una confezione da 200 grammi di fragole di piccolo calibro, in cui abbiamo riportato le informazioni sul valore nutrizionale. Questo progetto nasce per un consumo veloce e per combattere la disinformazione sulle fragole, che troppo spesso sono identificate come un prodotto calorico”.

Per promuovere le fragole si è parlato anche di volantino digitale, accolto favorevolmente da Naturitalia: “Considerata la difficoltà di avere volumi sempre costanti, sarebbe utile ragionare su volantini più veloci e online da realizzare nell’arco di 2-3 giorni”.
I volantini digitali vedono il favore anche di Carrefour ma “occorre programmarli con almeno una decina di giorni di anticipo – specifica Lauriola – poiché ragionare su tempistiche più brevi è per noi ancora troppo complicato”.

Ma come creare maggiori spazi sul mercato? A rispondere è stato Zanelli di Apofruit: “Stiamo lavorando sul miglioramento di produttività delle varietà e sicuramente uno spazio di crescita c’è, mentre sul tema dei volumi la manodopera è davvero un limite. Aumentare la quota della produzione italiana sul mercato interno è possibile e anche l’export rappresenta una forte opportunità di crescita. Se solo l'evoluzione produttiva potesse accompagnarsi con una remunerazione corretta, ci potremmo creare ampi spazi con profitto”. (am)

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