Attualità
Voglia di aggregazione saltaci addosso!
È quanto viene spontaneo pensare dopo la nascita di FreshAlliance fra The Greenery e BelOrta

Leggendo nelle scorse settimane la nascita dell’Unione transnazionale di Organizzazioni di produttori (TUPO, tradotta in italiano una AOP transnazionale), fra due giganti dell’ortofrutticoltura cooperativa nordeuropea, come l’olandese The Greenery e la belga BelOrta, ho sperato che qualcuno sottolineasse la portata di questo accordo anche come stimolo per il sistema nazionale, così da non dover passare per il solito ‘passionario’ sui temi dell’aggregazione. Purtroppo, l’attesa è stata vana, per cui vi rubo qualche minuto per alcune considerazioni.
FreshAlliance, così si chiama la nuova aggregazione, conta poco più di 1.300 agricoltori che realizzano insieme oltre 1,3 miliardi di euro di fatturato, cioè – secondo la media del pollo – più di un milione di euro per ciascun socio di base, non bruscolini. Che bisogno hanno due colossi cooperativi di riferimento del comparto nei reciproci paesi di mettersi insieme, verrebbe da chiedersi, visto che, tra l’altro, soprattutto di recente, stanno macinando crescite di fatturato e margini a due cifre? Se fossero due aziende italiane non gli sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello.
La risposta, tanto banale quanto evidente, è che esistono aree di miglioramento importanti, se messe in comune, come nelle vendite, nella logistica, nell’informatizzazione e nella sostenibilità - per non parlare della ricerca & sviluppo e del breeding - anche per imprese che fatturano ben oltre i 500 milioni di euro ciascuna, a patto che si riesca a mantenere la necessaria indipendenza legata a storia, organizzazione e anche lingua, lavorando sulla gradualità dell'integrazione ed evitando, così, che l’aggregazione si trasformi in una ’ammucchiata’ mal digerita, come spesso accade quando lo stimolo a mettersi insieme viene dalla necessità e si deve prospettare una fusione per incorporazione del più debole.
Quel ‘bisogno’ che rimane invece l’anima delle aggregazioni nel nostro paese, per cui, a mio avviso, c’è tanto da imparare da questo esempio per cambiare prospettiva, proprio partendo dalle filiere già più organizzate, come IV gamma, mele, pere, kiwi, uva, pesche e nettarine, solo per citare le più importanti, dove ancora in Italia si progredisce troppo lentamente rispetto ai ritmi che tengono gli interlocutori sul mercato: la moderna Gdo, soprattutto, e non più solo in Europa ma anche sul mercato interno.
Dalle parole dei manager delle due realtà sulle motivazioni di FreshAlliance, infatti, la competitività del mercato internazionale e lo sviluppo della moderna distribuzione emergono chiaramente come stimoli e l’opportunità di aggregarsi senza fondersi, consentita solo all’agricoltura in deroga all’art. 101 del trattato di funzionamento dell’Unione europea, è lo strumento perfetto perché consente di precedere passo dopo passo rispettando anche le differenze culturali, così da integrarle gradualmente.
Finora, invece, il modus operandi nel nostro paese è stato per lo più l'utilizzo l’aggregazione ma fermandosi allo stretto necessario; ci auguriamo che da oggi, anche seguendo questo esempio, divenga ‘facciamo tutto quello che si può e conviene’ per aumentare la competitività e la stabilità dei mercati, utilizzando al meglio le norme europee su questi temi e non solo per l’accesso ai contributi. (bf)
